Breaking to

Scrivo a caldo, dopo aver seguito in diretta un immenso Eliud Kipchoge correre 42.195 metri in 2 ore e 25 secondi.

Chi non corre non riesce a comprendere appieno la dimensione dell’impresa.
La maratona sotto le due ore è una cosa inconcepibile, quasi come il teletrasporto in Star Trek: teoricamente si può ma…

Nike ha messo su una sfida al muro delle due ore.
Ha assoldato i migliori professionisti, atleti, fisiologi, allenatori, ingegneri, e questa mattina alle 5:45 nell’autodromo di Monza la sfida ha avuto luogo.
Il muro non è stato abbattuto, ma (citando l’amico Felipe) un’immensa crepa è stata aperta.

Breaking2_Trailer

Ho snobbato questo tentativo di record.
Troppo artificiale, troppo marketing oriented.
Ma stamattina ho seguito LIVE l’evento e per gli ultimi interminabili 50 minuti ho spiato il sorriso di Eliud, il cambio perfetto delle lepri che si alternavano, l’incredibile macchina organizzativa che ha limato ogni dettaglio per rendere possibile il raggiungimento dell’obbiettivo.

L’ho snobbato, ma mi sono dovuto inchinare davanti all’evidenza della fatica.
Tenere un ritmo indiavolato (2’50″/km) per due ore è ai limiti della fisiologia umana.
Ma Eliud, come il calabrone che ignora le leggi della fisica che dicono che non può volare, l’ha fatto.

Ma Eliud, come il calabrone che ignora le leggi della fisica che dicono che non può volare, l’ha fatto.

Ha avuto fiducia nel suo team ed è partito in mondovisione a 2’50″/km, affidandosi ad un sogno.
Durante la prova era evidente come stesse cercando la pace dentro se stesso.
Era rilassato, spalle basse, passo rotondo, un sorriso che spuntava ogni tanto sul suo viso.
Un capolavoro della meccanica in movimento, ma anche la serenità di un monaco buddista.
Spirito e corpo.
Alla fine non si poteva non tifare per lui, per quel corpo nero fasciato da capi ipertecnici rossi, slanciato su scarpe avvenieristiche.
Per quel meraviglioso campione del genere umano.

2 ore e 25 secondi.
Quando è arrivato non ero ne’ contento ne’ deluso.
Quel record non mi apparteneva.
Ma sono stato felice di poter assistere ad una performance meravigliosa.

Il motivo per cui il muro non è stato abbattuto, secondo me, è semplice.
Non era una gara, non c’era competizione tra concorrenti.
Nell’ultimo chilometro gli altri atleti lo spronavano, ma Eliud non voleva batterli.
E’ mancata quella cattiveria agonistica che ti fa salire sulle spalle del tuo avversario e da lì spiccare il volo.

Il muro non è stato abbattuto, ma questo nulla toglie all’impresa e allo spettacolo.
Sono grato a Nike di aver messo in piedi (per ovvi e comprensibili fini pubblicitari) questo grandioso baraccone.

Non ho sbagliato il titolo di questo mio post.
Non è stato “Breaking Two” ma “Breaking to”
Una strada è stata aperta.
E adesso attendiamo curiosi cosa accadrà nel futuro prossimo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.