Non penserete che in poche parole io possa spiegare chi sono (considerando peraltro che non l’ho ancora capito bene)?
Quindi mettetevi comodi e preparatevi ad ascoltare il racconto di questo mezzo secolo di vita.
Magari narrando cosa ho fatto finora, riesco a capire dove sto andando…
[Se però avete fretta cliccate qui e trovate la bio scritta in terza persona]
Mi chiamo Franz Rossi e sono nato a Venezia il primo giorno dell’anno 1964.
Venezia è una città magica, ma devo dire che non mi ha lasciato molto, se non gli strascichi di una fastidiosa asma bronchiale sparita per magia quando ancora bambino mi sono trasferito con la famiglia a Trieste.
Trieste sì che ha lasciato il segno.
E’ un porto di mare dove si incontravano i popoli provenienti dall’Europa centrale (Austria Ungheria Germania) quelli dell’area balcanica (ex Yugoslavia) e, ovviamente, i popoli naviganti (greci, turchi, veneziani). Questa miscellanea di culture è ben presente nella città. Si aggiunga che, come in tutte le città di marinai, il ruolo della donna era naturalmente di comando, ed otterrete una città moderna, ad organizzazione matriarcale, dove tutte le religioni convivono (sono presenti una chiesa valdese, una anglicana, una greco ortodossa ed una serbo ortodossa, oltre alla sinagoga). Una città culla di culture e contemporaneamente orgogliosamente indipendente.
Trieste è la città della Bora, ed al vento sono rimasto legato…
Trieste è la città del vento, la mitica Bora che spazza il cielo e doma il mare. Ed il vento ha lasciato un segno profondo dentro di me, quasi un imprinting. Più del mare (nel cui abbraccio pur mi sento completamente a mio agio); più della babele di lingue (che ancora oggi amo); più della voglia di partire che, come in tutte le città di mare, si respira in ogni via.
Per capire un po’ di più cosa Trieste significhi per me potete leggere qui.
Il mio rapporto stretto con la Natura e la voglia di muovermi in essa, affonda le radici in questa prima parte della mia vita.
A Trieste sono cresciuto e ho fatto gli studi e i primi passi professionali. Quasi per caso mi sono trovato a progettare delle riviste (prima) ed un quotidiano (poi).
Curioso come sono, ho continuato ad esplorare nel mondo delle parole e ho presto superato i confini della città e ho iniziato a lavorare come consulente per editori di tutta Italia.
Il trasferimento a Milano, nell’anno Duemila, è stato un passaggio naturale. Nella capitale morale ed economica d’Italia succedevano le cose. I nuovi esperimenti culturali ed editoriali, le nuove imprese, la sfida digitale…
I miei figli sono cresciuti a Milano e, seppure entrambi oggi vivano lontani dal capoluogo lombardo, credo si sentano fondamentalmente meneghini.
Qui puoi leggere del mio impatto con la città ( Milano ed io )
Uno dei regali che mi ha fatto Milano è stato il tempo libero.
Lo so che suona buffo, ma quando abitavo a Trieste passavo moltissimo del mio tempo a viaggiare da e per la mia città. Lo dico sempre “Trieste è due ore fuori dall’Italia” e quelle due ore risparmiate ad andare e due ore a tornare sono diventate per me un piccolo capitale da spendere come meglio credevo.
Mi avvicinavo a grandi passi ai 40 anni e, come spesso accade, ho deciso che avrei dovuto fare qualcosa prima di varcare quella soglia. Un atto di celebrazione e ribellione contro l’età che avanzava.
Prima dei 40, voglio correre una maratona…
La corsa aveva fatto parte della mia vita fin da quando avevo iniziato a fare sport. Per caso (qui scoprite come) mia madre mi aveva iscritto ad un corso di canottaggio e presto mi ero innamorato di quello sport, togliendomi anche qualche soddisfazione… e a differenza dei miei compagni di barca, a me correre piaceva.
Alcuni anni dopo, smesso di vogare e abbandonata la pratica sportiva, mi sono rimesso in gioco con due amici per formare il primo club triestino di triathlon (erano gli anni ’90 e non era ancora diffuso com’è ora). Di nuovo la corsa, questa volta non più come strumento per fare fiato e gambe, ma come disciplina sportiva… pur nel ruolo di comprimaria.
Ho corso, con fortune alterne, per i primi trentanni della mia vita, ma solo a Milano il virus si è manifestato in tutta la sua potenza.
La prima maratona (Milano 2003), l’incredulità all’arrivo e la consapevolezza che avrei potuto fare un crono migliore. E da lì un crescendo. Alla fine di maratone “vere”, cioè gare Fidal, ne ho corse 35 cui si sommano le enne ultra, i trail, le cinque Monza Resegone, e via dicendo.
La corsa mi ha dato tanto…
A guardarmi indietro oggi, è facile tirare le somme. Correvo come un pazzo, provavo ogni tipo di gara, dalla pista alla 100km. Ero drogato di nuove esperienze.
Tra le nuove esperienze, però, c’è stato anche un ritorno di fiamma. Uno dei miei primi amori, la montagna, mi è stata mostrata sotto una luce nuova: il luogo ideale per correre. Ho così abbandonato la strada per seguire il sentiero… anche se la migrazione è stata graduale.
L’elenco delle persone a cui sono grato è lungo: Mau, Daniela, Trab sono i primi nomi che mi vengono in mente. Grazie a loro (e insieme a loro) ho visto la luce.
Poi naturalmente ci ho messo del mio. Ho iniziato a cercare una dimensione che potesse essere più in linea con la persona che ero (o che volevo essere) e piano piano ho scoperto una dimensione meno fisica e più spirituale della corsa.
Nel frattempo, però, avevo conosciuto un sacco di persone interessanti. Visitato luoghi che mai avrei visto. Macinato non so più quanti chilometri e consumato decine di paia di scarpe.
La corsa mi ha dato tanto.
Mi ha fatto conoscere meglio chi ero. Mi ha restituito un rapporto più onesto, più reale, con il mio corpo ed i suoi limiti. Mi ha permesso anche di dare una svolta alla mia attività professionale… sono diventato uno scrittore.
Nel 2013, con Giovanni Storti, che voi conoscete come il Giovanni di Aldo Giovanni & Giacomo ma che per me è prima di tutto un amico e un compagno di corse, abbiamo scritto un libro che voleva dare una risposta a chi ci chiedeva come mai corressimo.
E’ nato così “Corro perché mia mamma mi picchia”. Quasi per scherzo. Ci siamo divertiti a scriverlo e ci siamo divertiti a presentarlo in mille occasioni. Il libro è piaciuto (l’estate successiva abbiamo anche vinto il Bancarella Sport) e noi ci abbiamo preso gusto, tanto che poi abbiamo scritto altri libri insieme (qui la faccio breve, se siete curiosi potete visitare l’apposita sezione del sito).
E sempre a proposito di cose che capitano, un giorno ricevo una telefonata e una proposta curiosa: l’autore di un programma televisivo aveva visto una mia presentazione del libro e aveva pensato di coinvolgermi.
Sono finito a fare il running guru di Oltre il limite, una bella trasmissione di ReteQuattro in cui dei personaggi famosi, portati per l’attività fisica ma senza esperienza di corsa venivano accompagnati al debutto in maratona (o mezza maratona) da un coach particolare (il sottoscritto, appunto).
In una primavera ho corso le maratone di Roma (con Jennifer Rodriguez), di Vancouver (con Marina Graziani) della Grande Muraglia cinese (con Giorgio Mastrota) e le mezze di Milano (con Vittoriano Guareschi) e di Goteborg (con Alex Belli).
Alla fine è stato come farsi un giro nel frullatore, ma l’esperienza la porto nel cuore così come alcuni di quei personaggi che sono diventati amici.
Ho archiviato l’esperienza televisiva (ma se siete curiosi potete frugare nell’Archivio Mediaset) che mi ha lasciato in eredità un po’ di notorietà e una immeritata fama di coach (cosa che assolutamente non sono).
Saltando avanti e indietro nella linea temporale, nel 2009 mi capita di partecipare ad una frazione dell’edizione zero del Tor des Géants. Sarà amore a prima vista. L’anno dopo compro casa in Valle d’Aosta e nel 2018 mi ci trasferisco in modo permanente.
Ad inizio 2020 il Covid19 entra prepotentemente nel nostro mondo e io ho passato nel mio eremo in montagna tutto il primo periodo di isolamento (il famigerato lockdown) lavorando e dedicandomi a sviluppare la creatività in campi diversi dalla scrittura. Meno artistici e più pratici.
Poi il secondo lockdown mi ha preso alle spalle, lasciandomi malinconico e solitario. Così, per reagire, ho colto la sfida lanciatomi da Denis Falconieri e abbiamo fondato Passaggi a Nord Ovest, il primo podcast valdostano: una specie di spazio condiviso dove persone che amano la montagna parlano a e con persone che amano la montagna.
Nel frattempo, però, il richiamo dei sentieri aveva trovato un nuovo modo di sfogarsi: sono diventato uno dei 25 autori della Guida del Sentiero Italia CAI, un kolossal in più sensi. Il Sentiero Italia CAI è un unico sentiero lungo quasi 8 mila chilometri che percorre tutto lo Stivale lungo le dorsale montane. Per raccontarlo ci sono voluti 12 volumi, ed io ho partecipato al volume del Piemonte e a quello della Lombardia .
Sarà stato tutto questo vivere a contatto con la Natura, oppure l’aver conosciuto Bobo Pernettaz (qui una breve spiegazione) ma il 15 ottobre 2023 è uscito un libro molto particolare, si intitola Conte dai Monti, ed è il concentrato della nostra attività di contastorie. Sì avete letto bene, giriamo per sale e piazze a raccontare storie e a far musica, con l’auspicio di far conoscere meglio la montagna e la sua cultura.
Un calendario completo dei nostri prossimi spettacoli lo trovate qui: calendario date.
La vita scorre parallela.
Mentre lavoravo al progetto delle Conte, ho iniziato a pensare ad un uso nuovo del podcast, trasformarlo in un amico che ti sussurra all’orecchio e ti guida attraverso i luoghi che stai attraversando. Si chiamano pod-map e hanno iniziato ad apparire in alcuni borghi d’Italia. Tutto sommato una bella fortuna: mi pagano per visitare e raccontare i posti che attraverso. Per farvi ascoltare qualche esempio delle mie produzioni ecco: Bard, Roisan, Rhemes-Saint-George.
Un’ultima nota da aggiungere a questa lunghissima (ahimé) lista di cose fatte: poco prima di compiere i 60 anni ho deciso che era il momento di fare un po’ di apprendistato.
Così, dal novembre 2023, ho iniziato a fare il “bocia di bottega” di un falegname al mio paese. Sto imparando, e mi faccio le ossa sui primi mobili.
Nell’estate 2024 sono entrato nella nuova casa e alcune parti di essa sono state fisicamente costruite da me.
Per me è un passaggio importante. Alla fine della giornata posso toccare il frutto del mio lavoro. E per il momento i letti o gli armadi digitali non li hanno ancora inventati…
…to be continued…





