Correre e scorrere

Ho sempre amato correre in compagnia dell’acqua.
Che fosse il lungomare di Barcola a Trieste nella mia infanzia, o in vacanza sul lungolago di Bled o di Stresa, lungo la Drau, la Senna o il Reno, correre vicino ad un corso d’acqua mi ha sempre fatto sentire un po’ più sereno.

Quando sono a Milano corro lungo i Navigli.

Ieri sera, in compagnia degli amici di almosthere ASD, la mia società, sono andato ad allenarmi sul Naviglio Grande, quello che parte dalla Darsena e procede verso Ovest, in direzione Abbiategrasso e Turbigo fino a raggiungere il Ticino (da cui riceve le acque).
Era una sera d’inverno fredda ma non umida. La bruma, che abitualmente circonda il canale, aveva lasciato spazio ad un cielo limpido e senza stelle.

Naviglio Grande a Milano
Il fascino del Naviglio Grande di notte

Correvamo divisi in due formazioni, tra chi doveva fare delle ripetute e chi, come me, si limitava a mettere in cascina un po’ di chilometri a passo medio.

Quanto si chiacchiera in serate come queste!
Gli altri si chiedono come facciamo ad avere il fiato per parlare, io mi chiedo come facciamo, alla lunga, ad avere ancora cose da raccontarci.

Il percorso è segnato ogni 500 metri, ma nel buio si faticava ad individuare le scritte gialle sull’asfalto. Ma ho corso qui talmente tanto spesso che ormai conosco a memoria ogni metro.

I Navigli mi affascinano.
Sono delle vie d’acqua create in origine per far arrivare le merci dalle campagne nella città. Questo loro essere una strada le rende perfino più compatibili con il mio andare.

Così ieri riflettevo su come ci sia un legame tra il nostro correre e lo scorrere dell’acqua.
Quasi come se anche noi scorressimo assieme a lei.

Gli inglesi hanno una bella espressione che descrive questa sensazione.
Parlano di “to be in the flow”, letteralmente “essere nello scorrimento”, quando fai qualcosa in modo totalmente naturale ed inconscio, quando le sensazioni prendono il sopravvento sui pensieri, l’istinto sulla ragione.

E’ un attimo.
Poi torni a correre, a pestare i piedi sull’asfalto, a prestare attenzione alle chiacchiere di chi ti sta a fianco.

Ma per quell’attimo tu sei stato acqua.

Con lei sei scivolato lungo i fianchi erbosi del canale, sotto i ponti illuminati di Milano, in direzione del fiume e, più in là, del mare.
Ed il tempo è stato sospeso, non esisteva fatica, e tu eri un tutt’uno con il mondo.

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