Ed è subito magia

C’entra poco con la corsa, se non fosse che ad invitarmi è stato un amico che avevo conosciuto quando correva.
Riccardo Taolin è stato una delle lepri più gettonate della maratona di Venezia e uno dei miei punti di riferimento in molti trail.
Veneziano come me, seguendo il cuore si è trasferito in Valle d’Aosta qualche anno fa, così capita sovente che ci frequentiamo.

La corsa, tra i tanti benefici permanenti che regala, ti fa conoscere persone speciali.

Il pretesto per vedersi, questa volta, era la presentazione di un libro.
Si tratta di Cadenze d’inganno, opera prima di Alessandro Sbrogiò.
E’ un appassionante giallo che si svolge nell’ambiente della musica.

L’appuntamento era fissato alle 20:30 al castello di Introd.
In lieve ritardo, ho lasciato la macchina nel parcheggio e seguendo una coppia mi sono incamminato nell’oscurità.
Ho capito ben presto che ero finito nel cimitero del paese, ho fatto marcia indietro ed ho preso un altro vialetto che mi ha portato all’ingresso del vecchio maniero (risale al XII secolo, qui maggiori dettagli).

Castello d'Introd
La sala del castello d’Introd (ph Franz Rossi)

All’interno mi attendeva una sala bellissima, affrescata con toni rossi, il soffitto in legno, un immenso caminetto che all’epoca scaldava le serate dei signori di Introd e che troneggiava alle spalle dei relatori.

Riccardo aveva invitato, oltre all’autore del libro, alcuni altri amici che fanno parte della Baroque Venice Orchestra (in effetti Alessandro Sbrogiò, Riccardo Taolin e i musicisti si erano conosciuti proprio mentre l’orchestra faceva i primi passi) così un quartetto d’archi si apprestava a far risuonare la sala della musica di Vivaldi.

Ed è stato subito magia.
Sono stato trasportato in un’altra epoca, quando invece della televisione, le famiglie si dilettavano a suonare delle partiture di musica. Antonio Vivaldi, Wolfgang Amadeus Mozart, Johann Sebastian Bach e via dicendo.

Così, mentre noi del pubblico venivamo introdotti allo splendido mondo della musica barocca, Alessandro Sbrogiò ci dava qualche piccola anticipazione del suo libro, a partire dal titolo.
Le cadenze, spiegava Sborgiò, sono le frasi musicali che chiudono un brano. Possono essere “perfette” e dare un senso di compimento o “d’inganno” e lasciare la porta aperta ad un nuovo brano.

Lui, musicista classico, aveva mutuato le tecniche musicali per la scrittura e nel romanzo, una serie di cadenze d’inganno strizzano l’occhio al lettore suggerendogli possibili finali (e colpevoli) e lo sorprendendono poi con sviluppi diversi.

La storia è ambientata nella Venezia dei nostri giorni, e più precisamente nel mondo della musica antica. Il lavoro filologico del musicista lo porta a cercare le partiture originali scritte dagli autori (e tutti i trattati di musica dell’epoca) allo scopo di ricostruire il più fedelmente possible il brano musicale.
A volte capita di trovare dei manoscritti originali che aiutano in quest’opera di ricostruzione. A volte capita persino di trovare dei manoscritti di autori sconosciuti.
Ed è questo che accade ad un direttore d’orchestra che, proprio mentre si appresta a far conoscere al mondo un antico musicista sconosciuto, perde in circostanze drammatiche il secondo violoncellista e a Sauro Parisi, protagonista del giallo, toccherà sostituirlo.

Di più non svelo, ma il romanzo (e la serata di presentazione) è l’occasione per essere introdotti in questo mondo nuovo, fatto di musicisti, di concerti e, ovviamente, di tutte le umane passioni.

Un bel libro, che scorre veloce e che ti tiene avvinto fino all’ultima pagina.
Un’opera prima che ha vinto il Premio Lorenzo Da Ponte 2017 e che grazie a questa vittoria è stata pubblicata da Diastema Editrice.

La mia serata si è conclusa nella brasserie ai piedi del Castello, chiacchierando fino a notte inoltrata con i musicisti e con l’autore, confrontando ricordi veneziani e tradizioni valdostane, e mescolando grappe e liquori.
Come dicevo, non c’entra molto con la corsa o con lo sport, ma ho scoperto che il terzo tempo del trail e del rugby è stato adottato anche dai mucisti barocchi.

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