La boccia e il pesce rosso

pesce rosso

La stragrande maggioranza delle persone vive la propria esistenza al di fuori del mondo dell’informazione. E se questa vi sembra un’esagerazione, vi invito a fare un piccolo test con le persone che vi stanno attorno.

In pochissimi leggono il giornale ogni giorno. E, tra chi si informa, solo una parte accetta come vero quanto trova sui media.

[Qui ci sarebbe da fare una digressione su come l’aver usato e, a volte, abusato dei social come strumento di diffusione dei media tradizionali abbia fatto crollare la credibilità di questi ultimi. Ma ve la risparmio.]

Anche su temi che, volenti o nolenti, toccano tutti (ad esempio le regole della pandemia), provate a parlare con le persone e scoprirete che la maggioranza ignora anche le regole base.
E non parlo solo di quelli che consideriamo gli ignoranti per definizione, chi non ha studiato, quelli che chiamiamo “animi semplici”.
Chiedete al figlio della vicina che va al liceo classico, o al collega laureato che gestisce budget da milioni di euro, o – persino – a chi queste regole dovrebbe conoscerle per lavoro.

Le risposte saranno vaghe, se non, più onestamente, del tutto assenti.

pesce rosso

Ciò mi porta a due conclusioni.

La prima è che non ci interessa più essere informati, sapere le cose. Un po’ perché crediamo che l’oracolo di Google ci risolverà ogni problema, ma soprattutto perché abbiamo scelto la scorciatoia. Una volta si combatteva l’ignoranza perché era un ostacolo al successo personale. Oggi l’ignorante si arroga il diritto di stare sullo stesso piano di chi sa. Ed è sbagliato.

La seconda considerazione è relativa al mondo dei media.
Gli operatori dei mezzi di informazione riempiono i giornali di opinioni. Spesso discutono di articoli precedentemente scritti da colleghi e letti solo da colleghi. E’ un circolo autoreferenziale deprimente. Se sei dentro ti sembra di far parte dell’intellighenzia, di contare qualcosa.
A me ricorda il pesce rosso che è convinto che la sua boccia sia l’universo. O, se preferite la citazione di una vecchia barzelletta, il pazzo che da dietro le sbarre del manicomio chiede ai passanti “Ma siete in tanti lì dentro?”.

Credo che una dote fondamentale per fare bene il giornalista sia l’onestà intellettuale. La mente non deve avere preconcetti per osservare e descrivere la realtà.

Credo che sia giunto il momento di fare una seria autoanalisi e offrire degli strumenti che possano non solo essere validi ma anche interessanti. Per farlo bisogna rompere la boccia di vetro, pensare fuori dagli schemi, ascoltare di più il mondo e osare.

Ci sono esempi di questa nuova informazione.
L’Essenziale (la nuova testata settimanale di Internazionale) è forse il più fulgido tra questi esempi. Ma ci sono anche alcuni podcast informativi, qualche trasmissione televisiva di nicchia.

Dev’essere una costante tensione al cambiamento, all’innovazione.

D’altronde, se i giovani hanno dovuto accettare la precarietà del lavoro come stile di vita, forse anche i media dovrebbero considerare l’impermanenza come linea guida.

Ascolta “La boccia e il pesce rosso” su Spreaker.

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