La magia della gara

Danilo aveva deciso che voleva iniziare ad inserire qualche gara, tanto per abituarci all’idea, ma io non ero molto d’accordo.
Pensavo che fosse più comodo fare lo stesso qualche chilometro tirato, ma nei nostri parchi.

Però c’era la Mezza di Monza, era l’occasione per correre dentro all’autodromo dove di solito sfilano Vettel e Hamilton, erano due anni che non mi cimentavo su questa distanza… insomma mi sono fatto convincere.

Domenica mattina, arrivato a Monza, ho iniziato a maledire me stesso.
C’era la coda per avvicinarsi al parco, pioveva un po’ ma le previsioni davano acqua in abbondanza, d’altronde so benissimo che parte dell’allenamento è porsi un obbiettivo e raggiungerlo, così anche solo presentarsi al via quando sarebbe stato più comodo restare a letto, mi sembrava una piccola vittoria.

Così riflettendo, sono arrivato al punto di ritrovo con il mio gruppo.
Sbrigate le formalità del ritiro pettorali, ho chiesto a Danilo che ritmo voleva impostassi.

Dentro di me, sulla scorta dei lunghi delle scorse settimane, temevo che avrei fatto fatica a tenere i 5’40″/km e chiudere in due ore secche.
Ma il coach ha detto che sarei dovuto stare sui 5’10” al massimo 5’15” che fatti due rapidi calcoli significava 1 ora e 50 al traguardo.
Alle mie rimostranze mi ha detto: “Cosa c’entra quello che fai in allenamento, questa è una gara, qui entra in gioco la magia”

Pieno di dubbi sulla “magia della gara” sono andato a cambiarmi insieme ad Alessandro e Fabio (che doveva tenere un ritmo simile al mio).

Intanto Giove pluvio decide di ricordarci che è lui che comanda e scarica sulla massa dei partenti tutta l’acqua che si è tenuto in pancia negli scorsi mesi.
C’è anche un po’ di vento e la temperatura si aggira intorno ai 14 gradi… insomma perfetta per correre!

Siamo in tanti alla partenza (che era comune per la 10K, per la 21 e per la 30) così saluto un po’ di amici e, partendo dall’ultima gabbia, inizio a risalire il gruppo.

Mezza di Monza
Con Fabio e Patrizia dopo l’arrivo, bagnati e contenti

E’ curioso correre sulla pista che hai visto tante volte in televisione.
La chicane della partenza, le varianti, riconosci i pezzi di pista e non ti capaciti come mai quei bolidi della Fornula1 inpieghino un battito di ciglia a passare quei lunghissimi metri che noi percorriamo così lentamente.

Il gps non ha preso il segnale alla partenza, quindi lo uso solo come cronometro.
Aspettavo il cartello del quinto per controllare il passaggio, ma mi scappa nella confusione.
Intanto da dietro sentiamo i commenti ad alta voce di uno dei pacer dell’ora e 50. Siamo giusti, quindi…

Con Fabio decidiamo di stare davanti al gruppone che si è formato intorno alle lepri.
Ci sono parecchie curve e strettoie, qualche discesa e salita, insomma meglio non restare imbottigliati.

Il mio gps si è ripreso e mi conferma la sensazione di andare veloce, più vicini ai 5’05” che ai 5’10″/km.
Chiedo conferma a Fabio che annuisce. Ma ci sentiamo bene e decidiamo di proseguire così.

Si esce dal Parco di Monza e si rientra, fatico ad orientarmi ma riconosco molti dei posti dove passiamo.
Il decimo chilometro arriva prestissimo, con Fabio decidiamo che stiamo bene e rimandiamo la decisione sulla strategia di gara al 15esimo.

Intanto la pioggia torrenziale si è trasformata in una normale pioggerellina autunnale.
Correre è un piacere, temperatura perfetta.
Ascolto il commento di una coppia venuta a passeggiare: lui le fa notare che abbiamo le scarpe bagnate e mi pare di cogliere una punta di rimprovero, come se dicesse che non si dovrebbe correre così.

In realtà ho i piedi caldi (anche se non asciutti) e sono felice.
Sto spingendo ad un ritmo che mi fa provare l’ebbrezza della velocità senza uccidermi.
Mi sembra di poterlo tenere fino alla fine. E questa sensazione mi rincuora.

Al quindicesimo siamo ancora dietro ai pacer.
Il loro compito è di arrivare esattamente all’ora e cinquanta dallo sparo, significa che dovevano recuperare quasi due minuti e lo hanno fatto (ecco spiegato il ritmo più veloce).
Adesso sanno di poter gestire il vantaggio, rallentano un po’ e ai ristori aspettano il loro gruppone.

Decido di tenere il ritmo più veloce cui avevamo corso fino a quel momento.
Superiamo le lepri e affrontiamo gli ultimi sei chilometri.

Fabio sta molto bene, corre rilassato, ne ha più di me.
Gli consiglio di attendere il 18esimo e poi di accelerare.
Quando aumenta cerco di tenerlo nel mirino, in modo da aumentare anch’io.

Ultima curva e ultimo sottopasso prima di rientrare in pista per il traguardo, ma ci attende una sorpresa.
La pioggia ha reso impraticabile il passaggio e bisogna salire una breve scalinata e ridiscendere dall’altra parte.
Mi piace, mi ricorda le salite delle mie montagne, salgo correndo e scendo ancor più veloce.

Trovo due amici, Alessandro e Daniela, e ripartiamo per l’ultimo chilometro.

Aumento ancora. Come non avevo fatto mai.
Non sono un agonista e non mi piace fare la volata dei poveri, ma oggi corro contro il tempo.
Sento lo speaker annunciare lo scoccare dell’ora e quarantacinque, ma sono ancora molto lontano.

Finalmente vedo i gonfiabili e riconosco quello del traguardo.
Cerco di tenere quel ritmo fino in fondo e chiudo persino un po’ più veloce di quanto Danilo mi aveva chiesto.

Fabio mi ha dato una trentina di secondi, gli altri compagni di allenamento sono davanti, ma io sono felice.

Non soddisfatto, proprio felice.

Felice per un crono inaspettato.
Felice che gli allenamenti stiano procedendo in linea con quanto previsto.
Felice di essere uscito dal letto domenica mattina ed essere venuto qui a Monza a dimostrare a me stesso che New York è un po’ più vicina.

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