Fare musica

Per alcuni anni la musica era sparita dalla mia vita, adesso è tornata e mi ha riempito di gioia. E sono tornato a suonare…

Ciclicamente sono colpito dai sensi di colpa perché trascuro questo spazio. Non mi obbliga il dottore – come si dice – in fondo è una mia scelta, ma un po’ per pigrizia, un po’ per cronica mancanza di tempo, anche quando avrei qualcosa da dire, finisce che taccio.
Ma ieri mattina ho notato una cosa che mi ha folgorato: nella mia vita è tornata la musica!

Non so come sia successo, forse ero distratto a seguire altre vie, ma un po’ alla volta la musica era sparita.

Da ragazzo suonavo per ore la chitarra (me la portavo anche in bagno), e quando non suonavo ascoltavo la radio, le cassette, i vinili. Poi erano arrivati i cd e i file audio, ma io non li cercavo più. Persino in auto, preferivo ascoltare i programmi di intrattenimento basati sulle parole e intervallati da brani commerciali. E le serate con gli amici giravano attorno alle chiacchierate più che alle chitarre.

chitarra classica

Per più di dieci anni c’era questa assenza come uno sfondo: un’ombra scura che assorbiva i colori.

Poi è successo qualcosa. Ho avuto bisogno di dare una svolta (un’altra) alla mia vita. Prima c’è stata Alexa (lo racconto qui) e ho iniziato a cercare le canzoni che amavo. Poi, per caso, ho preso parte ad uno spettacolo in piazza e lei era lì ad aspettarmi. Appena ho sfiorato una chitarra, la musica è tornata prepotentemente nella mia vita.

Ogni viaggio in auto è occasione di ascoltare e cantare (sovente a squarciagola), la chitarra è tornata a farmi compagnia la sera sostituendo la televisione, insieme ai vecchi cantautori che già avevano contribuito alla mia formazione. E un paio di sere orsono, due amici sono venuti a cena da me, e siamo finiti a strimpellare cercando di rammentare accordi e vecchi testi.

Con la musica sta tornando anche la gioia nel mio cuore, ed in fondo era questo che volevo raccontare. Ho di nuovo energia da profondere in nuovi progetti, ho voglia di lanciarmi in nuove sfide che si presentano all’orizzonte.

E un po’ mi chiedo: ma sono felice perché è tornata la musica oppure la musica è tornata perché sono di nuovo felice?

Lascio a Marzullo il compito di risolvere l’enigma, io preferisco crcare di ricordarmi come faceva quel giro di accordi che mi piaceva tanto…

Ascolta “Fare musica” su Spreaker.

Il garbato censore

Avremmo bisogno di altri come lui: persone che con l’ironia sappiano instillare il dubbio. Gaber è stato un esegeta della società in cui viveva

Sabato scorso, facendo zapping, sono finito su RAI3 e sono stato catturato dalle immagini in bianco e nero di Giorgio Gaber che cantava.
La trasmissione fa parte di una serie curata da Paolo Mieli e dal titolo “Italiani”. La puntata specifica (che potete vedere a questo link) si chiamava “Giorgio Gaber, l’utopia possibile“.

Ovviamente conosco bene Gaber e alcune larghe parti della sua produzione.
Ero un ragazzino quando canticchiavo “Lo shampoo” che, all’epoca, mi faceva morire dal ridere (l’ho postato qui sotto per chi non l’avesse visto).
Ai tempi del liceo ci sfidavamo con altri studenti sul piano ideologico citando “La libertà”.
Ma anche in tempi più recenti la sua celebre canzone “Destra – Sinistra” fotografava perfettamente un disagio condiviso da molti. La mancanza di quell’ideologia che, un tempo, aveva sostenuto le nostre battaglie.

Ho passato volentieri la serata in compagnia di quell’uomo vestito come un agente segreto, un man-in-black da palcoscenico, che cantava testi mai banali, aggiungendo smorfie e gesti che lo rendevano perfetto per il teatro.
Poco meno di un’ora e ne avrei voluto molto di più.

In fondo avremmo bisogno di altri come lui.
Persone in grado di interpretare la realtà che ci circonda.
Capaci di essere censori, pur garbati ed ironici, di un mondo che si allontana dall’umanità (intesa come virtù non come specie animale).

Il giovane Gaber faceva parte del clan di Celentano, cantava con Iannacci e Tenco, si esibiva in televisione e imitava le rock star.

Il Gaber adulto, post anni ’60, non ha più rincorso il successo scrivendo canzoni per andare in classifica.
Aveva delle idee e voleva condividerle.
Lo faceva usando un linguaggio semplice e diretto.
E’ stato capace di impegnarsi e di capire quando sbagliava.
Di cambiare idea, elaborando il suo vissuto.
Non ha mai accettato di seguire la corrente.

Un grande artista, ma soprattutto un grande uomo.
Come dicevo prima: ce ne vorrebbero altri come lui, adesso.

P.S. riascoltate “Il conformista” e scoprirete che non è poi passato così di moda