Spesso mi interrogo su temi astratti. Parto con i miei ragionamenti astrusi e alla fine mi ritrovo, se considero solo gli aspetti pratici, con un pugno di mosche in mano. Ma a guardare il quadro generale con una maggior comprensione, consapevolezza, di chi io sia veramente.
Mmmm, un bell’incipit incasinato. Se fossi un lettore forse mollerei qui il post…
D’altronde confesso che questo blog lo scrivo e non lo rileggo. Quindi sovente segue tortuosi giri di ragionamento invece della buona regola dell’esposizione lineare.
La domanda da cui sono partito è: come si fa ad attribuire il valore ad un oggetto? (Il tema mi è caro e ne ho parlato anche qui).
Accettiamo come dimostrato il principio per cui il valore non è universale: un libro per me sarà prezioso (a causa dei ricordi, dell’autore, del tema) e per altri magari varrà poco o niente.
L’unico oggetto che per definizione ha un valore identico per tutti è il denaro. Ha un valore reale (il costo della carta) vicino a zero e un valore nominale deciso dall’autorità monetaria (e in parte dal mercato). Nasce proprio con questa funzione, fungere da moneta di scambio nel baratto di beni e servizi.
Ma oggi mi interrogo sul valore reale delle cose, non su quello nominale.
Quindi tralasciamo anche di parlare di prezzo, se non come indicatore di desiderio.
Un paio di jeans Levis 501 costano molto di più di un paio di jeans Carrera che a loro volta costano molto di più di un paio di marca “blu gins” (ok, gli esempi di marche denunciano chiaramente la mia età e la mia scarsa dimestichezza con il mondo della moda).
Il prezzo è fissato dall’incontro di domanda e offerta: più un prodotto è desiderato, più salirà il suo prezzo.
Occhio, sale il suo prezzo non il suo valore.
Quindi una regola chiara, che non mi aiuta però a comprendere il valore oggettivo di un bene. Ma che mi permette di chiarire che un oggetto molto desiderato avrà un prezzo alto, non un valore alto.
Io sono alla ricerca di un metro per misurare quanto qualcosa davvero valga.
Un altro principio generalmente riconosciuto è che condizioni particolari determinano variazioni di valore. Un pezzo di pane vale molto di più se non mangi da giorni. Una coperta calda sul letto vale molto d’inverno e poco d’estate. Una medicina vale solo se sei malato. E via dicendo…
Ultima premessa, ovvia ma necessaria.
Rigetto in modo pregiudiziale che ogni cosa possa avere un prezzo. Non si può attribuire un valore economico ad un sorriso, all’amicizia, alla bellezza di un paesaggio, alla gioia di un obbiettivo raggiunto.
Quindi come faccio a capire quando valga per me una cosa?
Credo che l’unico metodo per capirlo sia domandarsi a cosa sia pronto a rinunciare per essa.
A quanto sia pronto a lottare per ottenerla.
Se tengo a raggiungere una cosa (materiale o immateriale che sia) sarò pronto a farmi in quattro, a sacrificare molto sulla strada per arrivare al mio obbiettivo.
Voglio correre una maratona? O scalare un monte? O scrivere un libro?
Per ognuno di questi risultati dovrò dedicare ore e ore di allenamento e duro lavoro.
Voglio comperare una baita? Voglio diventare il proprietario di un cavallo? Voglio acquistare un quadro di un certo pittore?
Anche in questo caso dovrò lavorare, e risparmiare, e magari cambiare il mio stile di vita.
C’è un ultimo campo dove credo che funzioni questo metodo, ed è il rapporto interpersonale.
La dimostrazione di quanto io tenga ad una persona, un amico, un compagno, un fratello, un genitore, la posso misurare in quanto del mio tempo e del mio orgoglio sono pronto a mettere in gioco.
E spesso è proprio la disparità tra quello che uno e l’altro sono disposti a fare che scava crepacci difficili da superare.
Ascolta “Il valore delle cose” su Spreaker.