Un romanzo che deve la sua fama a Leonardo Sciascia il quale, come faceva sempre, durante un viaggio in treno acquistò un paio di gialli per fargli compagnia. Tra essi questo La fine è nota di uno sconosciuto Geoffrey Holiday Hall.
L’aneddoto (riportato nella nota finale al libro) termina con uno Sciascia ammaliato dalla scrittura di Hall che ne cerca – invano – altre opere.
La signora Sellerio è più abile, e recupera anche “Qualcuno alla porta” (del 1952) che è pubblicato nella stessa collana.
E’ molto più di un giallo.
Inizia con il suicidio inspiegabile di un uomo che ha attraversato l’America per venire a morire in un lussuoso palazzo di New York.
Rimane da scoprire chi fosse quell’uomo e il motivo del suo gesto.
A questo si dedica Bayard Paulton, l’inquilino dell’appartamento da cui l’uomo si è gettato. E’ la voce narrante del libro ed il testimone di una storia che attraversa un’epoca e la provincia americana.
Capitolo dopo capitolo, i frammenti di vita di Roy Kearney si svelano, raccontando la storia di un uomo segnato, fin dalla nascita, dal destino della sua famiglia.
Hall è davvero bravo a rendere, come in un dipinto di Hopper, le immagini di quell’America e le vite dei personaggi che si alternano nel racconto. Personaggi tutti estremamente vividi e reali, tanto da mettere in crisi le certezze di Bayard Paulton, un uomo che ha raggiunto il successo: dirigente di un importante negozio, felicemente sposato con una donna perfetta (almeno per i party), con un appartamento lussuoso e finemente arredato.
Eppure anche Paulton, pagina dopo pagina, si trova coinvolto in questa storia, fino all’ultimo capitolo dove la storia giunge al suo – peraltro un po’ prevedibile – finale.
Ma perdono volentieri a Geoffrey Hall la mancanza di suspance.
In fondo, come ho detto fin dall’inizio, è un grande romanzo, non un giallo.
La fine è nota
Geoffrey Holiday Hall
Sellerio Editore
12,00 euro
4 stelle su 5