Ascolta “Gli spiriti dell’aria” su Spreaker.
Ci sono libri che ti cercano. Li trovi, per combinazione, in un certo momento della vita, magari ne ignoravi l’esistenza, ma ti capitano in mano e li prendi.
Questo è uno di quelli…
C’è un negozio ad Aosta che esercita su di me un fascino irresistibile, si chiama Carta Canta e vende libri e dischi usati. Ogni volta che scendo nel capoluogo regionale, non perdo l’occasione per farci una capatina.
L’ultima volta, scorrendo la sezione dedicata ai libri di montagna, sono stato attratto dalla forma inconfondibile della collana originale de I licheni della Vivalda Editori.
[Questa sarebbe una storia nella storia: la Vivalda era una casa editrice torinese che nel 2013 cedette alla Priuli & Verlucca (altra casa editrice piemontese con il cuore nella letteratura di montagna) il loro fiore all’occhiella, la collana I Licheni che raccoglieva la crema degli autori di genere. I nuovi proprietari hanno saputo far evolvere la collana che oggi vanta 119 titoli…]
Si trattava de “Gli spiriti dell’aria” l’ultimo libro scritto da Kurt Diemberger nel lontano 1994. Avevo in mano una copia della prima edizione italiana (1997) che all’epoca costava 35mila lire.
Non serve che vi dica che sono andato alla cassa e me la sono portata a casa.
Kurt Diemberger è un alpinista austriaco (è nato a Villach e ha vissuto a lungo a Salzburg) della generazione di Messner anche se è un po’ più vecchio del re degli Ottomila.
Nella sua vita ha avuto la fortuna ed il merito di fare grandi cose.
Ha scalato nel 1957 il Broad Peak insieme ad un mito assoluto come Hermann Buhl e, pochi giorni dopo, assistette alla sua morte mentre ritornavano dal tentativo di salita sul Chogolisa.
Per un periodo fu in corsa con Messner nella conquista degli Ottomila, ma non era una cosa che lo interessasse, preferì dedicarsi ad altro (basti pensare che tra il secondo e il terzo ottomila fece passare quasi 20 anni).
Ama l’Italia (e le italiane), vive vicino a Bologna con sua moglie, è stato guida alpina sul Monte Bianco, è noto allo stesso modo per le imprese e per le riprese fatte scalando. E’ diventato il cinereporter degli Ottomila (secondo la definizione incollatagli dalla spedizione francese all’Everest che lo ha visto partecipare come cameraman) e, grazie a questa attività, ha girato il mondo e le montagne.
Io lo conoscevo per aver letto ed apprezzato “K2, il nodo infinito”, così mi sono accinto alla lettura aspettandomi l’ennesimo racconto di conquista delle vette.
Invece questo “Gli spiriti dell’aria” mi ha sorpreso.
Sapevo che Diemberger era una sorta di spirito libero, un hippie della montagna, e in questo libro ha raccontato molto di se stesso mentre descriveva le sue “avventure minori” che però hanno il merito di restituire moltissimo del suo carattere, della sua filosofia di vita.
Si spazia dalla spedizione in Groenlandia al suo metodo di archiviare le cose sparse per il mondo; racconta la salita al Makalu ma anche le disavventure di conferenziere, traccia il ritratto di alcuni grandi alpinisti e quello di sua suocera (la tipica madre di famiglia italiana).
Un libro divertente, leggero. Che rivela molto di più dell’autore che delle sue imprese. Esattamente quello che mi ci voleva per farmi compagnia in questo periodo.
A marzo 2017, la Priuli & Verlucchi ha deciso di ristamparlo, per cui se vi fa piacere lo potete trovare in libreria.
Gli spiriti dell’aria
Kurt Diemberger
Priuli & Verlucchi editori, I licheni (volume 30)
384 pag. / 19,10 euro