Da ieri pomeriggio è tornata l’acqua per irrigare i campi.
Qui da noi tutti i proprietari terrieri sono consorziati in un’associazione che, tra le altre cose, gestisce gli impianti di irrigazione generali. L’acqua viene raccolta in vasche e canalizzata per raggiungere gli impianti che capillarmente bagnano ogni terreno coltivato.
Durante l’inverno gli impianti vengono svuotati per evitare che, ghiacciando, si rompano. A primavera, quando non c’è più il rischio delle gelate, l’acqua torna nei tubi.
Nel mio piccolo, sono agganciato all’impianto generale per bagnare il giardino e l’orto.
Nell’ultima settimana, con il sole caldo e le giornate più lunghe, avevo ricominciato a curare le piante del giardino e a dissodare l’orto. Era evidente che la terra aveva bisogno d’acqua: l’erba è gialla e le foglie nuove sul salice faticano a crescere.
Ma finalmente stamattina ho potuto ricominciare a bagnare.
Domani pianto gli ortaggi e domenica sarà, anche per me, una giornata di resurrezione.
Forse può sembrare sciocco.
Però io sono più felice di queste piccole cose che, cadenzando la mia vita qui in montagna, danno il ritmo ai miei pensieri e al resto della mia esistenza.
Mi emoziono di più vedendo l’erba umida al mattino che alla notizia di un nuovo modello di smart phone.
Credo abbia a che fare con quello che cercavo (ed ho trovato) qui. Un ritorno alle cose reali, non a quelle generate da noi uomini.
Temo di essere un inguaribile romantico. Ma in fondo, non faccio del male a nessuno.