Clacson

A volte la paura fa più danni della cosa che temiamo, è un istinto antico, ma saperlo padroneggiare fa di noi uomini prudenti

Una sera d’estate salivo a casa in auto. Affrontavo i tornanti con la sicurezza di chi conosce a memoria ogni centimetro di asfalto, sfruttavo al massimo le curve: dove c’era visibilità stringevo al centro invadendo la corsia opposta; dove sapevo che la curva era cieca, mi tenevo tutto a destra, sfiorando il bordo della strada.

All’improvviso, nel buio, i fari di un’auto che scendeva in direzione opposta. Sarà stata la velocità o forse la scarsa esperienza alla guida o della strada, ma il conducente ha preso paura e ha scaricato la sua rabbia in un poderoso colpo di clacson.

Io, che avevo visto i fari arrivare fin dal tornante precedente, avevo già recuperato la posizione a destra della carreggiata e non ho potuto fare a meno di pensare che il tempo che gli era servito per suonare il clacson sarebbe stato meglio utilizzato per raddrizzare la macchina e portarsi nella sua parte di strada.

fari nella notte

E’ questo che fa la paura: blocca la razionalità e lascia spazio all’istinto.

E’ un meccanismo antico, che ci salvava la vita quando incontravamo un pericolo improvviso. Si chiama reazione attacco/fuga e fa sì che quando ci sentiamo in pericolo aggrediamo la fonte del timore o la fuggiamo.

Ovviamente è ancora utile quando incrociamo un cane feroce, ma nel 99% dei casi, è fonte di stress o di problemi.

Se abbiamo paura del capoufficio, prenderlo a schiaffi o chiudersi in bagno quando arriva non ci mette in una posizione migliore.

E così come sfogare la nostra paura suonando il clacson (o urlando improperie) non ci garantisce una maggior sicurezza, similmente quando andiamo in montagna fare gli “uomini veri” e affrontare passaggi richiosi (o al contrario bloccarsi su un passaggio perché già temiamo di doverlo ripercorrere in discesa) non è una buona idea.

La paura è un salvavita potente, ma deve essere sempre utilizzato insieme ad una buona dose di razionalità e di buon senso. Così diventa prudenza.

Si dice che la paura di un evento, nove volte su dieci, è mal riposta. La prudenza è la capacità di individuare la singola paura reale.

Perdere la testa

Io sono un tipetto razionale. Fin troppo…
Amo farmi una ragione di qualsiasi cosa, di comprendere i meccanismi, di gestire gli effetti.

Anche quando corro, ovviamente.

Bene, la scorsa settimana ho fatto un’esperienza per alcuni versi illuminante.

Come forse ricorderete, da inizio settembre mi sono rimesso di buzzo buono a correre con regolarità.
Esco tre volte durante la settimana, e nel weekend mi dedico al trekking.

Il giro settimanale dura circa un’oretta. Prevede un primo tratto in discesa, un lungo falsopiano in leggera salita, e una parte finale in cui corro nel bosco con saliscendi continui e una lunga discesa finale.

Poiché le prime volte mi trovavo già in affanno lungo il falsopiano, sono subentrate testa ed esperienza a mettermi il pilota automatico. Così partivo tranquillo e poi mi gestivo: in pratica restavo con il freno a mano tirato in modo da non soffrire troppo nella seconda parte.

La scorsa settimana mentre mi scaldavo mi è venuta in mente un’idea nuova e ho iniziato a cullarla.
Il mio cervello la osservava da tutti i lati e, così facendo, si è distratto e non ha inserito il pilota automatico.

Sono arrivato alla fine del falsopiano senza affanni e sono partito per il tratto sul sentiero bello pimpante.
Insomma per farla breve, senza freno tirato ho guadagnato un paio di minuti (e questo è ovvio, direte voi); ma la cosa che più mi ha colpito è che non ero per nulla stanco.

Il pensatore di Rodin
Il pensatore, l’opera di Auguste Rodin a Parigi

tic… tic… tic…
gli ingranaggi del mio cervello hanno iniziato a ponderare l’esperienza e, la volta successiva, ho scelto a bella posta di spingere in modo leggero e costante nel primo tratto e, sorpresa sorpresa, il miracolo si è ripetuto.

Allora, mi sono chiesto, quante volte ho lasciato che il buon senso (la prudenza, la tattica, chiamatelo come volete) mi bloccasse prima di arrivare a mettermi davvero in gioco?

Ma non sono io quello che ha scritto Una seducente sospensione del buon senso? E allora?

Magari in gara è anche giusto. Ma nelle mie corsette settimanali, non sarebbe meglio andare a raschiare il fondo del barile? Questa settimana ci riprovo. Non sia mai che per andare più veloce, i chili di troppo da togliere siano quelli sopra il collo.