Scrittore è chi ha bisogno di raccontare la vita su carta allo scopo di comprenderla meglio.
C’è un legame indissolubile che lega quello che facciamo e quello che raccontiamo. Anche quando scegliamo di trasformare le cose di cui siamo testimoni in una storia di fantasia.
E questo assioma spiega alcuni aspetti che solo apparentemente sono in contraddizione.
Lo scrittore ha bisogno di vivere tanto ed intensamente.
Non parlo, ovviamente, della lunghezza della sua vita, ma della profondità di ogni minuto della sua esistenza.
Deve muoversi, deve incontrare persone, deve fare esperienze, deve farsi raccontare storie, deve riempirsi gli occhi di panorami.
Non solo cose belle.
Sono allo stesso modo importanti le esperienze magiche e quelle scioccanti. La noia come l’eccitazione. La paura come la gioia. L’odio e la cattiveria, l’altruismo e l’amore.
Lo scrittore ha bisogno di silenzio e solitudine.
Non si può riempire di parole un foglio già scritto.
Quindi c’è bisogno di vuoto per creare. Di solitudine per raccogliere le idee, far maturare i ricordi, dare un senso alle esperienze. Di silenzio per far parlare le storie.
E poi si devono smussare gli angoli e affilare le frasi.
Ascoltare le pause delle voci e tacitare i rumori di sottofondo.
Mettere in sintonia parole ed emozioni.
Lo scrittore è un ladro. Ed un truffatore.
Si impossessa delle vite altrui e le fa proprie.
Copia lo stile di altri scrittori per imparare a trovare il proprio.
Taglia e cuce i ricordi delle persone, mette in bella i chiaroscuri delle esistenze di chi incontra, vende come propri i pensieri di altri e propina come altrui le sue proprie riflessioni.
Gioca con i sentimenti.
Si insinua nei tuoi segreti.
Racconta con parole sue quello che tu provi.
Ma non c’è maestria o malizia in questo processo.
Lo scrittore scrive perché non può farne a meno.
Se vuole capire chi è, se vuole comprendere la sua vita, se vuole esorcizzare dolore e paura.
C’è chi scappa e chi combatte.
Lo scrittore può solo scrivere.