Vivere in una serie tv

Chissà se è meglio vivere nella vita reale o dentro una serie tv? A volte sono tentato da questi surrogati dove i dubbi non esistono.

Come mi piacerebbe vivere in una serie tv, o in uno di quei bei film gialli americani, dove tutto è chiaro: il cattivo è cattivo e lo si capisce fin dalla prima inquadratura, mentre il buono è buono e vince sempre…

C’è qualcosa di affascinante in queste trame senza dubbi.
L’amore trionfa, l’eroe soffre ma persevera e alla fine riesce a conquistare l’amata.

E poi nulla è ordinario o scontato. Se ci si ammala, la malattia è mortale; a scuola ci sono solo bulli e professori geniali; il lavoro è una grande opportunità o, al contrario, una forma di schiavitù. Esistono solo le tinte forti, niente sfumature o chiaroscuri.

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Seduto sul divano, mentre osservi gli sviluppi della storia, sai sempre cosa sia meglio per il protagonista. Un po’ come quando rispondi ai quiz dei giochi in onda prima di cena, o quando guardi la partita e sei certo di cosa dovrebbe fare l’allenatore.

Ma il mattino dopo, arrivando in ufficio sei travolto dalla routine, oppure da problemi senza soluzione. Idem con i guai in famiglia o nei colloqui a scuola con i professori dei tuoi figli.

E’ come se la vita di ogni giorno raccontata alla tivù diventasse un’avventura, mentre quando la vivi perdesse profondità. Non ci fossero più gli effetti speciali, il dolby surround, la musica di sottofondo e il colpo di scena finale.

Magari non riuscirei a passare un’intera esistenza in quella maniera, ma mi piacerebbe provare a passare una giornata immerso in quella “realtà” creata dalla fantasia.
Mi piacerebbe – che sò – vivere un giorno dentro Suburra dove i cattivi non pensano alle conseguenze dei loro atti. O in una serie di fantascienza dove per ogni problema del mondo c’è una soluzione semplice e geniale in attesa di essere trovata.

A ben pensarci, i social media sono un po’ l’anello di congiunzione tra vita reale e vita nel piccolo schermo.
Viviamo le nostre vite ma ne estraiamo piccoli frammenti che mostriamo agli altri. Un particolare per descrivere il totale… anche a costo di dare un’immagine distorta di noi.

Non pecchiamo di menzogna, ma di omessa (o incompleta) verità.

E’ un gioco che sembra farci stare bene, a cavallo tra vita e serie tv. Sempre che non perdiamo i contatti con il terreno e che ci dimentichiamo chi siamo veramente. Allora il rischio è di scegliere di non vivere più nella realtà ma di perderci nell’illusione.

Adesso smetto di scrivere.
C’è l’ultima stagione da guardare.

Maratona Narcos

Cosa c’è di meglio di un bel libro di 900 pagine a farti compagnia?

Il confine - Don Winslow

Sono un drogato, anzi un doppio drogato, di libri e della fortunata serie Narcos che ho guardato dal primo all’ultimo episodio più di una volta.
Non so perché, ma mi affascinano la lingua (lo spagnolo messicano e il gergo), l’assurdo codice d’onore che esiste e scompare a seconda delle necessità, la strabiliante distanza tra gli estremamente poveri ed estremamente ricchi, e non ultimo il fatto che siano storie che attingono alla realtà.

A metà di questo isolamento da corona virus, mentre leggevo le novità appena arrivate in libreria, ho trovato un libro che ha colpito la mia attenzione. Si tratta de Il confine di Don Winslow.

Grazie ad un incontro carbonaro con Maria Teresa, la mia amica libraia, (sembravamo davvero un drogato che incontra in piazza il pusher) mi sono procurato un po’ di libri per rimpolpare la mia scorta e non ho mancato di mettere in elenco anche questo.

Il romanzo fa parte della saga di Art Keller, segue Il potere del cane e Il cartello, e racconta della guerra tra le bande di trafficanti di droga, guerra tra loro e guerra dei governi per stroncarle.

Questo terzo volume vede Keller, che nel frattempo è diventato capo della DEA, provare a combattere i narcos colpendo il lato americano del loro commercio.

I legami di interessi e denaro tra Wall Street e il cartello messicano sono i veri protagonisti della storia: un commercio che muove milioni di dollari, e il potere che quel denaro garantisce, diventano l’obbiettivo della nuova avventura di questo eroe americano che, pur con fini eticamente ineccepibili, accetta di giocare sporco.

La scrittura di Don Winslow è assolutamente fluida. Leggi e ti sembra di assistere ad una serie tv. I capitoli scorrono veloci e fatichi a metter giù il libro alla sera, ansioso di seguire le storie dei vari personaggi. Così le 900 e passa pagine volano in poche ore.

Ma l’aspetto che mi ha colpito di più è che l’autore descrive un ipotetico presidente degli Stati Uniti con particolari che rimandano a Donald Trump. Gli ha cambiato nome, ma tutto il resto (compreso il senso di scoramento e il crollo della fiducia nelle istituzioni post elezione) è ripreso pari pari dalla realtà.
Mi sono stupito che Winslow non sia stato attaccato frontalmente da Trump, e ho iniziato a seguirlo su Twitter (questo il profilo) scoprendo un uomo attento alla quotidianità e che ama dire la sua senza peli sulla lingua.

Che in giorni come questi, è sempre un piacere…

Il confine
Don Winslow
Einaudi, Stile Libero BIG
922 pagg. / 22,00 euro