A metà tra gara e scampagnata

Sabato scorso sono andato a correre al Parco del Roccolo.
Per la prima volta avrei corso con Margò (il mio cane) e Zen (il cane di Geo, un mio amico).
La temperatura era rigida, non sapevo se la mia cagnolina avrebbe corso per tutto il tempo, così mi ero bardato bene, temendo di dover rientrare camminando.

Invece è andato tutto molto bene.

correndo con il cane
Non abbiamo fatto foto, correndo con Margò e Zen, ma questa secondo me rendeva l’idea …

Zen (una forza della natura) saltava e sprintava tra i campi, all’inseguimento di conigli, veri o immaginari che fossero.
Margò nel primo chilometro lo aveva seguito, poi aveva prudentemente optato per trotterellare al nostro fianco, cedendo agli istinti da cacciatrice solo quando qualche cornacchia si alzava in volo (non c’è nulla che lei ami di più di un buon inseguimento terra aria).

Geo ed io avanzavamo tranquilli. Chiacchierando del più e del meno. Attenti solamente alle evoluzioni dei nostri amici quadrupedi.
Il percorso, perfezionato da Geo nelle diuturne corse mattutine, attraversa i campi della pianura lombarda, sfiora cascine, si immerge in boschetti.
Il profumo di letame (e la scelta della parola profumo non è casuale) pervade le narici mentre all’orizzonte una fascia dorata circonda le montagne, come una promessa di bel tempo.

Dieci chilometri a passo meditativo.
Tanto per farci venire appetito.
Cani e umani soddisfatti e felici.
Dopo la doccia ci avrebbe raggiunto Robi per un aperitivo e poi Nadia avrebbe imbandito la tavola con un risotto di zucca, caldo e profumato…
I vetri appannati, qualche bicchiere di vino rosso e la prima fetta di panettone dell’anno avrebbero completato questo perfetto sabato invernale.

Tutto questo c’entra con la pratica del running?
Magari qualche atleta storcerà il naso, ma per come la vivo io questa è la vera Corsa.

Se non siete così fortunati da avere un amico come Geo, potete cercare una delle tante non competitive che affollano i giorni di festa.
I lombardi le chiamano tapasciate, e il termine rende bene l’idea.
La pesciata era la pedata. L’etimo comune richiama il piede (il pé, appunto).
Forse non sarà nobile, ma è proprio questo che le rende belle.

Sono una via di mezzo tra una gara e una scampagnata.
Premiano tutti con una borsa di beni gastronomici.
Accettano i camminatori e quelli che vogliono andare forte.
Non giudicano i partecipanti; non controllano i tempi.

All’arrivo (e lungo il percorso) trovi thè caldo e pane e marmellata.
In qualche tapasciata esagerano e all’arrivo offrono vino e polenta.

E’ la dimensione più sana e vera della corsa come attività popolare.

Cercatele nei siti internet e provate a partecipare.
Ne resterete stregati…

A questo proposito, voglio segnalare agli amici veneti una gara speciale che si correrà venerdì 8 dicembre a Verona.
E’ una stracittadina (quindi niente campi) ma lo spirito è quello delle non competitive.

Si chiama la Marcia del Giocattolo (due percorsi, uno da 5 km e uno da 12).
Al ristoro finale trovate cioccolata calda e dolcetti.
C’è anche una versione per i bambini e una in cosplay (vestiti da giocattoli).

E’ così bella che è giunta alla 40esima edizione.
E’ così particolare che l’hanno voluta imitare anche a Milano.
E’ così buona (il ricavato netto sarà devoluto al progetto “Un asilo per tutti”) che se siete in zona e non ci andate, Babbo Natale non vi porterà nulla!