Non posso dire di certo che sono un sedentario. Mi piace vivere all’aria aperta e mi piace vivere la montagna a 360 gradi e in tutte le sue stagioni. Così d’inverno pratico lo sci (soprattutto lo scialpinismo, ma non disdegno le altre discipline) mentre in estate percorro la montagna spaziando dall’escursionismo alle vie più tecniche. Ma così facendo ho trascurato il mio primo amore: la corsa.
In realtà cerco di praticarla ancora e con continuità, ma appena il sentiero aumenta di pendenza, il passo rallenta e opto per una più efficace camminata.
Va anche detto che, come molti runner, dentro di me conservo la convinzione di poter ricominciare in qualsiasi momento. Tra me e me ragiono dicendo “correre è la cosa più naturale del mondo. Un atto spontaneo e facile, che in tanti anni si è impresso nella memoria muscolare del mio corpo. Quindi basta perdere un paio di chiletti, fissarmi un obbiettivo, recuperare un po’ di fiato… ed il gioco è fatto”.
Mai pensata idiozia peggiore.
Ti riallacci le scarpette, rivivi la sensazione di spingere a 4’/km senza fatica, ti lasci trasportare dall’entusiasmo (complice anche la partenza su strada in discesa) e senti la passione far risuonare il cuore in petto.
Ma dopo poche centinaia di metri, capisci che non è l’emozione ad accelerare il tuo battito, ma il fiatone. Ti sforzi, tieni duro, spingi bene con gli avampiedi e ti sembra di volare alle vecchie velocità. Poi butti un occhio al gps e scopri che stai andando a 6’40″/km…
Demoralizzato, ti giri e torni a casa camminando.
Lo sappiamo tutti: ricominciare è così difficile che l’unica via semplice è non smettere mai.
E non vogliamo parlare un po’ del Covid? È la scusa perfetta per qualsiasi problema. Ho preso 15kg in due anni? Colpa del Covid… Ho il fiatone anche a salire una rampa di scale? Virus maledetto… Non riesco a ritagliarmi la solita ora di allenamento? Depressione da lockdown…
Insomma, sto qui aviluppato nel mio bozzolo di autocommiserazione per negare l’evidenza che son pigro.
Per fortuna ci sono gli amici. Così, un paio di settimane fa, mi ha telefonato il Giova per dirmi che eravamo stati invitati a parlare dei nostri libri e del nostro rapporto con le attività outdoor alla 6 ore trail di Maser, una corsa atipica che si corre sulle colline asolane, in provincia di Treviso. Un anello di 6 chilometri e 300 metri di dislivello positivo da percorrere quante più volte si riesce nell’arco di sei ore.
Come dire di no?
Ho accettato. Ho messo giù il telefono e sono uscito a correre (con il risultato che ho descritto qualche istante fa). Ma ormai il dado era tratto e così ho fissato l’obbiettivo sportivo per questo 2022: superare la visita sportivo agonistica.
Ridete? Ma questa è la realtà, devo ripartire dalle basi.
Ieri ho superato la visita e oggi già guardo al prossimo ostacolo: il 26 marzo indossare un pettorale e girare per sei ore sulle colline della mia terra natia.
So già che non sarà la montagna cui sono abituato, so già che correrò per alcune decine di minuti e poi passerò alla marcia, so già che mi entusiasmerò per l’ambiente del trail che mi piace e per la nostalgia del passato.
Spero solo di portare a casa la pelle.
Ci vediamo a Maser tra un paio di settimane…