La Via degli Dei

Venerdì primo turno di ferie: un’escursione tra Bologna e Firenze, passando gli Appennini, in compagnia dell’FTM team, è la Via degli Dei

Dopodomani si parte.
Ho preparato lo zaino, ho messo a punto la logistica che è piuttosto complessa data la mia geografia personale.
Vivo ad Emarese, un piccolo paese della Valle d’Aosta. Lavoro a Milano, in Lombardia. I miei affetti sono sparsi: mia figlia vive a Londra, mio figlio vive in un paese vicino a Bergamo. I miei genitori (e gran parte della mia famiglia di provenienza) vivono a Trieste.

È una cosa divertente ed aiuta ad ampliare il mio sguardo.
Almeno nella maggior parte delle occasioni.
Ma domani andrò a lavorare a Milano e la sera mi sposterò a Bologna per intraprendere la Via degli Dei (di cui parlerò tra un momento). Venerdì sarà il primo giorno di cammino che, se tutto va bene, si concluderà il mercoledì successivo a Firenze. Quindi prenderò un treno e tornerò a Milano, dove il giorno successivo lavorerò per poi spostarmi alla sera a Trieste (è l’unico weekend dell’estate in cui posso andare a trovare i miei genitori). E la domenica successiva tornerò in Valle.
Come dicevo: è divertente… salvo che devo organizzare almeno tre borse da viaggio diverse.

FTM Team
Tre quarti del team FTM, assente giustificata Paola (courtesy of RVC)

Ma torniamo alla Via degli Dei.
Per chi non lo sapesse, è un percorso a piedi (o in mtb) che unisce Bologna con Firenze.
Sono 120 km e circa 3400 mt di dislivello positivo, ma sarà un viaggio di tutto riposo perché io dovrò praticamente solo camminare.
Della logistica si occupa Geo, così come delle foto.
Del resoconto si occupa Monica sul suo bel blog Se ce l’ho fatta io (che vi invito a seguire).
Io sono riuscito ad intrufolarmi come assaggiatore ufficiale dei vini.

La cosa più bella di questo viaggio è proprio il farlo con amici.

Ho sempre preferito camminare da solo.
Non devo preoccuparmi di andare troppo lento o troppo veloce, decido io quando fermarmi e dove.

Ma ci sono due eccezioni.
La prima è camminare con chi è perfettamente in sintonia con me.
Ma è una cosa rara, mi è capitato solo con una persona in tutta la mia vita.
La seconda è questo gruppo di amici, che chiamiamo FTM, con cui sarò in giro in Appennini.

FTM sta per Fuori Tempo Massimo.
Non voglio svelare le età degli altri, ma – tanto per dare un indizio – posso dire che siamo già tutti vaccinati Covid.
Quando si incomincia a guardare indietro negli anni, si ricordano con nostalgia alcune esperienze fatte, e magari con rimpianto altre esperienze mancate.
Beh, queste nostre gite FTM permettono di recuperare il tempo perduto.
Per una settimana viviamo senza pensieri: facendo quello che ci passa per la testa, senza remore e con un buon grado di incoscienza.
Ovviamente possiamo farlo perché siamo amici; con pochi altri saprei sciogliere i freni inibitori del “socialmente accettabile” o del “politically correct”.

Come vi dicevo sarà rilassante.
Arriveremo alla sera stanchi, ma di quella stanchezza bella.
Parleremo di un milione di cose, assaggeremo decine di cibi, e attraverseremo un territorio che io conosco davvero poco.
Non vedo l’ora di partire…

Tornerò on line sul mio blog ai primi di luglio, ma prometto di continuare a postare su Twitter e su Instagram (ovviamente #viadeglidei).
L’estate, quest’anno, per me inizia qualche giorno prima.

Ascolta “La via degli dei” su Spreaker.

Ode al cammino

Le carte geografiche vere e mentali e il piacere di ripercorrere i sentieri

C’è un’esperienza, piuttosto comune per chi va per monti, per la quale provo un fascino assoluto.
Se non è il principale motivo per il quale amo andare lungo i sentieri, è certamente il principio a cui mi ispiro nella scelta dei percorsi.

Parto da lontano.
La mia testa funziona in modo bizzarro: sono capace di perdermi al volante della mia auto, ma ogni metro che faccio a piedi lascia una traccia indelebile nelle mie sinapsi. E ogni traccia va a comporre un’accurata mappa generale con la quale mi oriento.

Le tracce nel mio cervello sono molto particolari e molto dettagliate: so che salendo un sentiero incontrerò un albero torto o che poco dopo la curva, appena oltre il rudere della stalla, ci sarà una fonte d’acqua. E a rendere vivido il particolare, a fissarlo in modo permanente nella mia testa, ci sono i ricordi personali (qui mi sono fermato a mangiare, qui ho visto quel gruppo di stambecchi, qui mi sono sdraiato a prendere il sole) e le emozioni (il vento sul viso quel giorno con le nuvole, la paura di dover tornare indietro, la soddisfazione di una vetta).

Così la sensazione che più amo è quando un pezzo di sentiero si congiunge ad un altro pezzo, e la mia mappa si allarga, delle aree grigie diventano vivide. Quel piccolo click mentale della tessera del puzzle che va al suo posto.

carta sentieri

Amo le carte geografiche, le mappe dei sentieri, le studio prima dell’escursione e le riguardo dopo. Collego ogni simbolo grafico ai miei ricordi. Così spesso mi basta scorrere il dito su una vecchia cartina per rivivere dei bellissimi istanti.

Nelle giornate di pioggia o in questi giorni di autoisolamento, è bello passare un pomeriggio in compagnia di queste vecchie amiche.

Poi ci sono gli atlanti stradali.
Carte pensate per chi viaggia in automobile. Grosse linee che balzano fuori dalla carta e annullano i particolari. Paesi che diventano puntini, ponti che sono un tratteggio, montagne appiattite e fiumi trasformati in linee sottili e quasi invisibili.
Un po’ quello che succede quando viaggi in autostrada e la velocità rende sfocato il paesaggio, annulla odori e suoni, confonde i colori.

Ed ecco che torniamo al punto di partenza.
Nulla mi dà più soddisfazione di quando, valicando un colle e scendendo al paese di fondo valle, realizzo che a piedi ho fatto molta meno strada che gli altri in automobile. E’ la vendetta di Davide su Golia, la rivincita dei poveri, ma mi riempie il cuore di orgoglio.

Potete immaginare la Valle d’Aosta come una lisca di pesce. Dalla valle centrale dove scorre la Dora, si dipartono numerose valle laterali.
Per congiungere il paese in testa ad una valle laterale con il suo omologo nella valle parallela, le strade asfaltate ridiscendono fino alla valle centrale.

Noi no. Noi balziamo di colle in colle, di paese in paese, senza mai deviare dall’obbiettivo.

Questo prendere la distanza dall’asfalto, il ricercare uno spazio ancora selvaggio, un cammino a misura d’uomo e non di veicolo, è il mio Sacro Graal.

Le due Alte Vie che cingono la Valle (il percorso del Tor des Géants per i trailers) sono un perfetto esempio di tutto ciò.
Ma ce ne sono molte altre: i percorsi dei ru (i canali disegnati dall’uomo per portare acqua ai campi), le vie che congiungono le valli, e quelle che io chiamo concatenazioni (rubando il termine all’alpinismo) linee immaginarie che mettono insieme luoghi a me cari o, più semplicemente, le case degli amici alla mia.

In questo inverno strano, sto percorrendo a tratti il Cammino Balteo, che pecca forse di essere troppo vicino alla valle centrale e all’autostrada che la percorre, ma in cambio regale scorci particolarissimi e piccole gemme dimenticate.

Ma di questo bisognerà parlarne in un altro momento…