Il falò

Il fascino antico della danza delle fiamme in un falò e la passione che, quando arde, ci rende uomini più determinati, migliori

Abbattere un albero, anche quando necessario, è un’operazione che mi fa sempre stare un po’ male.
Qualche settimana fa, abbiamo dovuto tagliare ben cinque piante – un pino, un ciliego e tre castagni – che pendevano sopra la casa. Un’operazione complicata e lunga.
Una volta eliminati il tronco e i rami grossi che verranno utilizzati come combustibile o per fare assi, sul suolo era rimasta una quantità enorme di “materiale organico”, ramaglie e foglie, che abbiamo raccolto in alcuni grossi mucchi per lasciarli seccare.

Così sabato ho passato la giornata a bruciare tutto.

Il fuoco doveva essere tenuto basso, e circoscritto in un’area sicura.
E visto che avrei dovuto sorvegliarlo, ho scelto di alimentarlo un po’ alla volta, variando rami secchi e frasche appena tagliate.
Il risultato finale sono state cinque ore e mezza di lavoro e un odore di affumicato su pelle e vestiti che ho durato fatica a far scomparire.

falò

Osservare il fuoco ha un fascino antico.
Il danzare delle fiamme è ipnotico e le volute di fumo bianco che si alzano come preghiere verso il cielo hanno un che di sacro.

Seduto su un tronco, mi perdevo in elucubrazioni mentre il falò continuava ad ardere, ravvivato dal crepitio degli aghi di pino che si incendiavano con una fretta rabbiosa e dai botti delle castagne che saltavano fuori dal fuoco.

In natura nulla si crea e nulla si distrugge

La celebre legge della conservazione della massa di Lavoisier trova un esempio evidente nel fuoco.
La materia si scompone in materia differente ed energia.
Brace, cenere e calore prendono il posto di rami e foglie.

Vale lo stesso anche per noi?
Come dobbiamo fare per trasformare quello che siamo in quello che vogliamo?

Mi piace pensare che, anche per gli uomini, siano necessarie le fiamme.
Non quelle fisiche, ovviamente, ma il fuoco della passione.

Una passione ardente da mettere in tutto quello che facciamo.
In quello in cui crediamo e per quello per cui lottiamo.

Non è facile. Dobbiamo combattere.
Contro la nostra pigrizia che ci fa scegliere la strada più facile.
Contro la paura di osare e di sbagliare.
Contro lo status quo e il cosiddetto pensiero main stream.

E soprattutto contro una domanda che ci assilla: “perché dovrei farlo? perché impegnarmi e giocarmi tutto?”

Spesso finisce che la nostra passione si spegne.
Per mancanza di nuovi stimoli, di nuovo materiale da bruciare.

Con il calar del sole, ho smesso di alimentare il mio falò per lasciarlo spegnere.
Mi sono messo a pulire il terreno attorno, a sistemare delle cose in attesa di potermi allontanare.

Dopo cena sono tornato a controllare cosa restasse.
Nel buio della notte un cerchio chiaro di cenere si stagliava sul terreno.
Mi sono seduto su un tronco, godendo ancora del tepore che quel braciere emanava.
E, quasi per gioco, ho raccolto una manciata di foglie secche e le ho lasciate cadere al centro.
Subito si è levato un filo di fumo bianco; i bordi delle foglie a contatto con la cenere si sono bordati di rosso e con una vampata improvvisa hanno acceso la notte di un bagliore, subito scomparso.

Così è la nostra passione.
Dorme sepolta nell’ordinario delle nostre vite, ma basta un alito di vento, una manciate di foglie, per ravvivarsi e tornare a bruciare.

Il mio augurio è che il vento non cessi mai di soffiare e di incontrare nel mio percorso persone che alimentino la mia fiamma assopita.