È una forza potente e mutevole.
Potente perché radicata in noi. Si attiva, rispondendo a stimoli esterni, molto prima che il cervello, il pensiero senziente, comprenda cosa stia accadendo.
La scienza dice che è situato nel cervello rettile, la parte più antica e profonda del nostro encefalo. Ma a me sembra che si posizioni più tra lo stomaco e l’intestino. Oppure nel profondo dei muscoli.
Ci permette di re-agire automaticamente. Scappando o lottando. Scegliendo, senza ragione apparente, la via migliore. Trovando la via di casa o la soluzione ad un problema.
Mutevole perché si nutre e si accresce di ogni esperienza che facciamo. E più sono accadimenti forti, più diventano parte del nostro istinto.
In realtà confina con l’esperienza. Con essa condivide il meccanismo atavico del richiamo nel momento del bisogno.
Ed è forse per questo motivo che contrapponiamo istinto e ragione.
Che, a ben pensarci, sono entrambi strumenti a nostra disposizione.
La ragione tende a bloccarci, a rallentarci, di fronte ad un evento; ci vuole tempo per analizzare i pro e i contro, per ponderare la decisione migliore.
L’istinto tende a farci agire, a staccare la parte razionale.
La saggezza si trova dove istinto e ragione si incontrano.
Bisogna imparare a fidarsi del proprio istinto. Ad accettare che le soluzioni che “saltano in mente” spesso siano quelle giuste. E magari usare il raziocinio per elaborare ulteriormente sulla prima reazione istintuale.
Siamo esseri complessi, fatti di pulsioni e sentimenti, di istinto e ragione, cuore e cervello, passione ed intelligenza. Ma non c’è dualismo, solo un’unica splendida complessità.
Accettare quello che siamo. Usare fino in fondo i nostri talenti.
Magari rigettando quegli strumenti che abbiamo realizzato per aiutarci e che invece atrofizzano le nostre capacità.
È la sfida dell’Uomo contro la tecnologia paralizzante.
L’istinto ci salverà…