Il faro di Volta

Ieri sera seconda uscita del gruppo Dis’ciùles.
Per la prima volta si è unita a noi Luisa, un’amica triestina che da qualche settimana si è trasferita a Milano, e di conseguenza questa serata l’abbiamo dedicata al turismo.

In treno da Milano a Como e poi a piedi su verso Brunate, avendo come meta il faro dedicato ad Alessandro Volta (che nacque a Como).
700 metri di dislivello positivo in poco più di 3,5 km… insomma una specie di vertical.

Alla stazione siamo stati battezzati da alcune gocce di pioggia che però hanno subito desistito lasciando nell’aria un’umidità appiccicosa.
La salita nel bosco è stata una vera e propria sauna, così, quando ci siamo finalmente affacciati dalla terrazza del faro, abbiamo goduto contemporaneamente del refrigerio dell’aria aperta e dello spettacolare panorama.

Como vista da Brunate
Lo spettacolare paesaggio che si gode dal faro di Volta a Brunate

Como si stende ai piedi della collina, adagiata sui bordi del lago celebrato da Manzoni.
Le sue ville più celebri (e non intendo quella comprata da George Clooney) si accendono alla sera di luci e colori.
In lontananza l’arco alpino chiude come un sipario l’orizzonte.

Poi, a rovinare un po’ la bellezza del posto, qualcuno ha ben pensato di erigere tre croci lignee, quasi che fossimo sul Golgota.

Siamo arrivati sbuffanti e sudati e abbiamo trovato seduti sulla panchina una coppietta di fidanzati che mangiavano una pizza mentre guardavano il panorama.
Abbiamo iniziato a fare e a farci foto, a cambiarci la maglietta, a commentare ad alta voce paesaggio e salita.
Ma i due non sono apparsi infastiditi dalla nostra presenza, anzi. Lui si è prestato anche ad aiutarci per la classica foto di gruppo.

Giuseppe sosteneva che, probabilmente, abbiamo spezzato la noia della loro serata.
Le ragazze non erano dello stesso parere.

gps
Il percorso di ieri (per gli amanti del cronometro l’ultimo km a 4’20” l’ho fatto in macchina prima di accorgermi che avevo lasciato il gps acceso)

Ad ogni buon conto, dopo dieci minuti stavamo già scendendo.
La sera era ancora chiara, ma in alcuni tratti nel bosco la prudenza consigliava di accendere la frontale.
Siamo sbucati proprio sopra la pizzeria al cui proprietario avevamo raccomandato di attenderci.

Detto fatto: pizza per tutti.
E mentre io spegnevo la sete con una bella birra spumeggiante, era già ora di riprendere il treno e tornare a Milano.

Prossimo appuntamento con il Dis’ciùles, mercoledì 6 giugno quando ripercorreremo l’ultimo tratto della mitica Monza Resegone.