Il mondo ha sete

L’acqua opera miracoli, nel mio giardino e nel mio spirito. Eppure si tende sempre a darla per scontata, come se fosse garantita.

Nel mio giardino c’è una pianta di rose gialle. E’ il lascito di una ragazza che prima abitava nella casa e che qualche anno fa se n’è andata. Aveva piantato questa rosa e, da allora, io l’ho curata. In realtà è una pianta forte, e le mie cure si sono limitate a crearle una struttura sulla quale arrampicarsi e a qualche potatura di tanto in tanto. Il resto lo fa tutto da sola.

La temperatura sta scendendo rapidamente. La sera fa decisamente freddo e l’angolo di giardino dove la rosa cresce non è particolarmente esposto al sole. Così, quando qualche settimana fa il roseto aveva perso tutti i suoi petali, avevo dato una bella spuntata ai fiori secchi e avevo pensato che li avrei rivisti a primavera.

Invece, ieri mattina, quando mi sono alzato, ho avuto la bella sorpresa di vedere una nuova fioritura.

Non finirò mai di stupirmi della forza della Natura che si manifesta, in particolare, in quei campioni di robustezza e resilienza che sono le piante.

Passo il mio tempo combattendo contro le ricrescite di alberi abbattuti, di piante di rovi che cerco di estirpare, di piante di edera che ricompaiono dal nulla.

E’ una battaglia impari. Alla fine lo so che vinceranno loro. Ma dopo l’ennesimo taglio, è con ammirazione che noto i germogli spuntare di nuovo dal ceppo tagliato…

Tornando alle mie rose, riflettevo su cosa potesse aver dato loro la spinta per fiorire di nuovo. Come dicevo non è certo la temperatura o il sole, quindi, considerando che negli ultimi tre giorni c’è stata una pioggia torrenziale, immagino sia un miracolo operato dall’acqua.

Scomodando le memorie del liceo (e del catechismo) mi sono tornate in mente le parole di Francesco d’Assisi e del suo Cantico delle creature…

Laudato sii, o mio Signore, per sora Acqua,
la quale è molto utile, umile, preziosa e casta.

Il poeta ha scelto con cura quattro aggettivi: utile, umile, preziosa e casta. E vorrei soffermarmi sul secondo.

Tra i tanti elementi che ci circondano, l’acqua è uno di quelli che tendo a dare per scontato.

Sento un torrente gorgogliare dietro casa praticamente tutto l’anno: rumoroso e potente in primavera e dopo la pioggia, chioccolo e tenace nei periodi di magra invernale, fa parte del mio paesaggio sonoro.

Viziato dal posto dove vivo, fatico ad immaginare un mondo senza acqua. Sarebbe diverso, probabilmente, se abitassi nel Sud del mondo.

Ma la bellezza dell’acqua è proprio in questa sua umiltà: la diamo per scontata eppure è preziosa e potente. Riporta in vita le rose del giardino, trasforma una pietraia in un prato, cambia il colore dell’erba.

Opera miracoli anche nel nostro spirito.

Dissetarsi affondando le mani in un torrente, percorrere un sentiero lungo un fiume, abbandonarsi all’abbraccio cullante delle onde marine… sono tutti balsami per le nostre anime, momenti in cui ti viene restituita la pace.

L’importanza dell’acqua è evidente quando manca. La sete è un tormento peggiore della mancanza di cibo o di sonno. Tanto che si parla di sete anche quando manca qualcosa di metafisico: sete di conoscenza, sete di pace, e persino – come recita il salmo – sete di dio (di nuovo reminescenze del catechismo).

Ed è soprattutto di queste cose che il mondo ha sete.
Ma a quale fonte potremo andarci a dissetare?

Forse, come per l’acqua, diamo scontate anche le altre cose (la conoscenza, la pace, dio) fino a quando non iniziamo a provarne la mancanza. E poi, basta guardarsi attorno, e scopriamo che sono lì ad aspettarci.



Post Scriptum: Come sempre, di seguito, trovate la versione “letta” di questo episodio, ma oggi ho fatto qualche esperimento con i commenti sonori, per i quali ho attinto alle mie preferenze musicali.
PSDevo molto quindi a L’Orage, la cui canzone Dedans un jardin tratto dall’LP Medioevo Digitale, sottolinea e potenzia la prima parte.
E poi a Francesco Guccini, la cui canzone Acque tratta dall’album Parnasius Guccinii, chiude l’episodio.
Buon ascolto…

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