Io non sono tra quelli che sognano spesso. Anzi…
Sì, lo so che in realtà sogniamo tutti, ma solo certi sogni “emergono” a livello di coscienza e li ricordiamo al mattino dopo. Ma a me, questa cosa capita veramente di rado.
Non ho mai avuto incubi. Perlomeno se per incubi si intende un sogno che ti mette paura, che ti fa svegliare di soprassalto grondante di sudore e con gli occhi sbarrati.
Da bambino ero terrorizzato dagli uomini lupo, i lupi mannari. Un compagno di classe mi aveva raccontato che ci sono persone che nelle notti di luna piena si trasformano. E io avevo vissuto nel terrore che mio fratello minore, con il quale condividevo la stanza, nella notte si coprisse di lunghi peli, gli crescessero le zanne e gli artigli e mi aggredisse.
Dopo lunghi mesi passati a studiare il ciclo lunare e a guardare con sospetto mio fratello quando si coricava, sono finalmente passato oltre.
Ma quelli non erano incubi, erano paure ad occhi aperti. Il mio cervello e la mia fantasia bastavano ed avanzavano a non farmi prendere sonno (e di conseguenza sognare).
Però mi capita spesso, direi in ben più di metà dei sogni che poi ricordo, di fare sogni inquietanti. Che nel titolo del post di oggi ho definitio “sogni di M”. Sono quelli in cui ti trovi catapultato in una realtà assolutamente verosimibile, a fare cose che desideri fare, con persone che desideri incontrare, ma poi la situazione degenera. E nel mio caso, che sono un amante del controllo, tutto inizia a scivolare verso un epilogo tragico.
Ad aggiungere sofferenza al tutto, accade che nel sogno, ben più spesso di quanto accada nella vita vera, io sono consapevole della brutta piega che stanno prendendo gli eventi. Intuisco la “tragedia” incombente ma non ho potere o mezzi per evitarla. Assisto impotente alla mia débâcle, e non posso far altro che soffrire quando si realizza.
Il brutto è che spesso il finale entra in una sorta di loop: accade, mi struggo dal dispiacere o dalla rabbia, riaccade, mi aviluppo un po’ di più nel mio dolore, succede di nuovo, magari perché sono costretto a riviverlo mentre lo racconto ad una terza persona… e così via.
Poi suona la sveglia e ci vuole un po’ prima che riesca a dividere sogno e realtà. Allora butto giù le gambe dal letto, commento “Sogno di merda” ed inizio la mia giornata.