Sono cresciuto, come molti della mia età, con negli occhi le immagini dei film che RAIUNO proponeva al lunedì sera.
Ricordo con un po’ di nostalgia i cicli dedicati ad un attore o ad un regista o anche ad un tema specifico. Poche parole di presentazione e via, immersi in un mondo diverso, senza interruzioni pubblicitarie, fino ai titoli di coda quando noi ragazzi filavamo a letto mentre i genitori discutevano su quanto avevano visto.
Ecco, per me il west, il Far West, era soprattutto questo.
John Wayne, John Huston, la battaglia tra gli indiani e il settimo cavalleggeri, le pianure desertiche con i cespugli che rotolavano, i cowboy che erano eroi e non pastori di mucche.
Forse anche la nostalgia per quelle serate del lunedì mi ha spinto a comperare Lonesome Dove, il tomo di Larry McMurtry che ha in copertina un cowboy che doma un cavallo nel controluce della sera.
La nostalgia e il solito tam tam dei lettori che lo aveva indicato come il caso letterario del momento.
Un librone di 976 pagine che prometteva una storia di Texas Rangers e mandrie da spostare.
L’ho letto in un lungo weekend di pioggia. Senza alcuno sforzo, grazie alla grande abilità dell’autore che ha saputo creare personaggi estremamente ben caratterizzati e una sequenza di avvenimenti che rendono il libro estremamente cinematografico.
È la storia di un gruppetto di rangers che dopo aver combattuto indiani e messicani nel sud degli States si erano ritirati a fare i mercanti di bestiame, trafugando i cavalli dei messicani oltre confine per rivenderli agli americani, ma che decidono di cercar fortuna portando una mandria nel Montana, quando ancora il Montana era la nuova frontiera.
Come dicevo, l’ho bevuto tutto d’un fiato. Piacevole alla lettura e mai noioso. Ma mi aveva lasciato dentro un senso di insoddisfazione, come se mi mancasse qualcosa.
Mi è tornato in mente, allora, un libro che avevo sfiorato tempo fa. Subito dopo aver letto Stoner di John Williams, che mi aveva entusiasmato, ero andato a cercare altri libri dello stesso autore ed ero incappato in un titolo, Butcher’s Crossing. Avevo letto l’incipit on line e non lo avevo acquistato. Ricordavo che parlava di bisonti e cacciatori, così venerdì l’ho acquistato e durante il weekend l’ho letto.
Nel romanzo di Williams, il protagonista è un giovane bostoniano che arriva nel west alla ricerca dell’avventura. Incontra un cacciatore che, a sua volta, sta cercando di realizzare un’impresa: ha scoperto una valle dove si rintanano migliaia di bisonti e vuole fare la caccia della vita. Si incontrano e partono; torneranno segnati, e forse sconfitti, dall’esperienza.
Sono libri con alcune evidenti similitudini.
Entrambi hanno come titolo il nome del paese da cui la storia prende il via. Entrambi sono ambientati nello stesso periodo storico e nella prateria americana (anche se geograficamente sono molto lontani). Entrambi parlano di un’avventura epica, la grande calvalcata in Lonesome Dove, la grande caccia in Butcher’s Crossing. Entrambi sono scritti in modo magistrale.
Ma la grande differenza è che John Williams narra una storia per presentare una sua teoria, i personaggi hanno tutti uno spessore interiore, pur nell’assoluta semplicità. E alla fine il libro ti lascia una serie di riflessioni e spunti da elaborare. Mentre Larry McMurtry ti toglie il fiato con la sequenza di eventi, ma alla fine dice tutto lui, la storia non lascia strascichi.
Non me la sento di dire che uno sia migliore dell’altro.
Di certo Butcher’s Crossing è più nelle mie corde.
Leggeteli e sappiatemi dire.
Lonesome Dove
Larry McMurtry
Einaudi, collana ET Scrittori
976 pp / euro 16,00
Butcher’s Crossing
John Williams
Fazi Editore, collana Le Strade
359 pp / euro 10,00