Ho sempre pensato alla lotta tra il bene e il male come ad uno scontro impari. Come se si trattasse di un match di pugilato in cui un boxeur, il bene, rispetta le regole mentre l’altro, il male, colpisce sotto la cintura.
Questa dicotomia paradossale mi appariva evidente ovunque guardassi.
La polizia che vuole arrestare l’assassino in fuga non può torturarne la moglie o rapirne il figlio per obbligarlo ad arrendersi, mentre l’assassino non si fa scrupolo di rubare auto, uccidere passanti o violare qualsiasi legge per non essere preso.
Ma lasciando perdere scenari truculenti adatti al cinema, lo stesso accade quando un evasore fiscale non si fa scrupolo di nascondere all’estero i propri capitali (in banche sovente complici) magari usando un semplice trasferimento on line, mentre lo Stato deve inseguire quel denaro a colpi di carta bollata ed ingiunzioni del tribunale.
E persino nel nostro piccolo vissuto quotidiano vediamo come spesso chi ignora le più semplici regole (chi salta la fila, chi non paga una multa, chi scarica nel bosco la lavatrice vecchia) è difficilmente perseguito e punito. Insomma alla fine i “furbi” hanno la meglio sulle persone corrette.
Al di là del senso di frustrazione, avevo spesso pensato che, ad un certo punto, superato un certo limite, fosse giusto che il bene si togliesse i guantoni e affrontasse il male ad armi pari: colpi bassi e testate.
Giustificavo questo allontanamento dalla “retta via”, dai fair means, con il perseguimento del bene superiore di ripristinare lo stato di diritto, di eliminare il male.
Ma quello che mi sfuggiva è che accettare un comportamento al di là delle regole sarebbe accettare il male stesso. Lo si sconfiggerebbe con una vittoria di Pirro; vinta una battaglia, persa la guerra.
Quindi il poliziotto a cui sfugge un criminale, o la guardia di finanza che trova e punisce solo una piccola percentuale degli evasori o persino io che vengo saltato in coda e mi indigno e sbuffo ma alla fine subisco, tutti noi stiamo ribadendo il valore superiore del bene sul male.
Una ben misera soddisfazione? Io direi proprio di no; anzi, a ben pensarci, è il fondamento su cui si basa la società civile.
Il rispetto dello ius naturalis, cioè di quelle regole che vengono non dal legislatore ma da dentro di noi.
Il non trasgredire le leggi dettato dalla scelta di farlo e non dalla paura delle sanzioni.
Questi comportamenti elevano i poliziotti, i finanzieri e anche noi, comuni cittadini, in campioni nella lotta tra il bene e il male. Nell’ultimo baluardo contro la barbarie.
Va beh, direte voi, hai messo assieme una serie di concetti triti e ritriti.
D’altronde non avevo altro da fare, qui in coda all’ufficio postale…