Sto leggendo “Storia del sentiero”, un saggio di Torbjorn Ekelund, giornalista e scrittore norvegese che, dopo che gli avevano vietato di guidare a causa dell’insorgere dell’epilessia, si è trovato a girare a piedi ed è diventato un po’ il filosofo di questo modo di spostarsi.
In uno dei capitoli l’autore fa notare come le persone traccino dei sentieri anche in città. Si riferisce (e tutti ne abbiamo esempi a portata di mano) a quei sentieri che appaiono sulle aiuole dei parchi pubblici.
Gli urbanisti hanno il loro bel daffare a disegnare aiuole, a porre muretti e steccati, a costruire marciapiedi per forzare le persone a seguire “rotte” imposte all’interno di uno spazio. Ma sono destinati a fallire.
Giorno dopo giorno, la gente cercherà di tagliare per unire nel modo più semplice, veloce e breve, il punto di partenza e quello di arrivo.
Personalmente, quei tratti spelacchiati sulle aiuole percorsi per risparmiare un angolo di pochi metri, mi hanno sempre infastidito. Mi sembrava rovinassero quel po’ di verde che c’era. Ma comprendo il punto di vista di Ekelund, sono una prova che gli uomini tracciano “naturalmente” sentieri basandosi sulle scorciatoie.
A questo punto, però, mi è venuto in mente un parallelismo.
Gli urbanisti, nel paradiso artificiale delle nostre città, creano regole di percorsi; ma altre regole, altrettanto artificiali, vengono create per quanto riguarda lo svolgere del Tempo nelle nostre vite.
Ci sono alcuni punti fissi, dettati dalle necessità di coordinarsi: l’orario di lavoro o quello delle scuole, l’ora della pausa pranzo o per l’aperitivo, l’inizio dei programmi in televisione (il tg delle 20, piuttosto che il film alle 21) e via dicendo.
Ma sono orari convenzionali (splendido sinonimo di artificiali) non orari naturali.
Non ci svegliamo quando c’è luce nè andiamo a dormire quando scende il buio. Non mangiamo quando abbiamo fame nè dormiamo quando siamo stanchi.
Allora ho iniziato ad immaginare di creare delle scorciatoie temporali, in cui i nostri ritmi regolino i nostri impegni e non siano schiavi di orari fissati.
Se ci riuscissimo, potremmo riappropriarci del nostro Tempo e rendere un po’ più facile la nostra vita.
Ho deciso di provarci… vi farò sapere come sarà andata a finire.
P.S. Il libro di Ekelund, Storia del Sentiero, non è male, anche se ripropone concetti che – per chi è interessato al tema – sono già stati scritti.
Ha il pregio di raccogliere alcuni spunti interessanti (ad esempio parla sovente di orienteering che è una disciplina sportiva che mi affascina) e di avere una ricca bibliografia da saccheggiare.
Infine, tratta di un’esperienza diretta, in prima persona, e questo lo rende davvero scorrevole (a differenza di altri saggi sullo stesso tema).
Insomma alla fine lo promuovo con sufficienza piena.
Storia del Sentiero
Torbjorn Ekelund
Ponte alle Grazie, Passi
218 pagg, 16 euro