La montagna vivente

Recensione de La montagna vivente, un libro che è un atto d’amore per la montagna, scritto nel 1945 da Nan Sheperd

la montagna vivente

La verità è che non so se suggerire o meno la lettura de La montagna vivente, che sicuramente non è l’opera più nota di Nan Sheperd ma che per gli appassionati di montagna è diventata un classico.

Sono arrivato a questo libro su “raccomandazione” di Robert Macfarlane che nel suo splendido “Montagne della mente” ne intesse le lodi. Ho dovuto attendere per averlo, perché non era facile reperirlo e, una volta iniziato, mi ha respinto ed è rimasto a lungo sulla pila di libri accanto al mio letto.

Poi però l’ho ripreso e, magari perché è cambiato il mio atteggiamento, l’ho divorato in poche ore.

E’ un libro strano, scritto da una poetessa scozzese, nata nel 1893 e laureatasi nel 1915. Una donna d’altri tempi (anche se è morta nel 1981) la cui vita è girata tutta attorno al massiccio dei Monti Cairngorm in Scozia.

Montagne austere e dure, ben più di quanto la loro altezza potrebbe far pensare a noi abituati alle Alpi. Spazzate dai venti, conservano ancor oggi il loro lato selvaggio.

Nan Sheperd si innamora perdutamente di quei posti e passa l’intera vita a percorrerne ogni metro innumerevoli volte.

Attenzione, però. Non etichettate pregiudiziamente la Sheperd come un’insegnante di provincia. Amava viaggiare, e viaggiò moltissimo. Ma tornava sempre al suo vilaggio scozzese e trascorreva ogni minuto libero ad esplorare i monti intorno a casa.

Così il Cairngorm assurge ad archetipo della Montagna. Ed il libro, scritto verso la fine della Seconda Guerra Mondiale (la prima bozza fu inviata ad un amico nel 1945), è un’unica grande dichiarazione d’amore verso questo ambiente.

Dicevo all’inizio che non so se raccomandarlo o meno.

E’ scritto in una prosa forbita e datata che io personalmente apprezzo, ma che è lontana dai ritmi frenetici della scrittura di oggi.

Non ha una trama e, forse, neppure un vero filo logico.

E’ un flusso continuo di sensazioni dettata dal rapporto con la montagna che la scrittrice fissa nero su bianco. E’ la summa di una vita di esperienze da escursionista, predominata dalla passione incrollabile per le terre alte.

Alla fine mi è piaciuto.

Probabilmente perché mi sono riconosciuto in quell’amore cieco e irrazionale, in quelle emozioni suscitate dal profumo del muschio o dal fischio del falco.

Probabilmente perché ho apprezzato questa dedizione durata una vita intera e raccontata con più poesia che prosa. Senza capo ne’ coda. Senza uno scopo ultimo.

La montagna vivente
Nan Sheperd
Ponte alle Grazie, Passi
178 pagg. / 14,00 euro