Il paradosso del pizzaiolo

Una scelta troppo vasta paralizza sia in pizzeria che nella vita, dobbiamo imparare a scegliere le cose di cui abbiamo bisogno e non accettare tutto ciò che ci viene proposto

Ogni pizzeria che si rispetti ha un menù diviso tra pizze classiche e pizze speciali. Le classiche le conosciamo tutti (e di solito saltiamo quella pagina), tra le speciali troviamo alcuni temi ricorrenti e alcune fantasie del pizzaiolo. Poi ci sono le varianti (integrale, cereali, bianca ecc) che moltiplicano ulteriormente le scelte. L’avventore si trova a dover decidere tra decine e decine di possibili soluzioni con il risultato finale che legge e rilegge il menù fino ad essere paralizzato. E il pizzaiolo che con tanta passione ha redatto quell’elenco si trova ad avere, invece che un cliente soddisfatto, un cliente indeciso.

pizza

Riflettevo su come anche in editoria valga lo stesso paradosso.
Nel 2018 in Italia sono stati pubblicati 75.758 libri (cfr qui) che significa 1.457 titoli a settimana, o se preferite 207 nuovi titoli ogni giorno. E siamo in Italia, un paese dove solo 4 persone su 10 leggono almeno un libro all’anno.
Un povero cristo come me, che pure è considerato un “lettore forte” nelle statistiche con un libro a settimana, si trova a dover scegliere ogni giorno in un menù pizzeria composto da almeno 200 nuove proposte ogni volta che entra in libreria.
Altro che essere paralizzato! Non riesco a leggere i classici, non riesco a rileggere i libri che mi sono piaciuti e non mi avvicino neppure a restare aggiornato sulle novità letterarie.

Così finisce che leggo seguendo l’intuizione del momento. E se proprio devo scegliere, finisco che mi focalizzo su un argomento speciale del quale leggo i classici e magari le nuove uscite più promettenti.
È stato così per la letteratura di montagna, per i libri che parlano di natura e foreste, per i libri relativi alla corsa, per i saggi sulla creatività e via dicendo.
C’è di buono che, anche se la scelta è praticamente infinita, ho una ragionevole certezza che esistono migliaia di titoli che posso tranquillamente ignorare senza timore di perdere qualcosa di importante per me.

A questo punto sorge il dubbio: è mia la colpa o è degli editori che offrono troppo?

In realtà penso che la colpa sia del progresso, o meglio di come noi intendiamo il progresso.
Nell’immaginario comune, una scelta ampia è sinonimo di alta qualità.
Abbiamo praticamente tutto ciò che ci serve. Per invogliarci a spendere (sappiamo tutti che l’economia deve girare e che da tempo abbiamo accettato concetti come il consumismo e l’obsolescenza programmata) le aziende ci offrono un catalogo infinito di prodotti. Da qualche tempo è persino possibile personalizzare alcuni oggetti in modo che ne esista solo una versione, quella progettata da me e per me (ad esempio alcuni brand di calzature sportive permettevano di aggiungere scritte sulle scarpe, ma ci sono automobili per le quali il numero di optional è talmente alto da rendere la tua macchina unica).
Invece bisogna tornare indietro, il compito dell’editore dovrebbe essere quello di selezionare dei libri che valga la pena leggere, non dei libri che riuscirà a vendere.
E lo stesso discorso vale in tutti i campi della nostra esistenza.
Ritornare ad un minimalismo dei desideri, dove esistono pochi grandi sogni invece che una pletora di voglie passeggere.
La strada verso le grandi imprese passa proprio da qui.
San Francesco d’Assisi, che di povertà se ne intendeva, diceva:

“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

Troppo sovente confondiamo quantità e qualità.
In questo mondo inquinato dalla filosofia dell’All you can eat, diventiamo bulimici di esperienze, di emozioni, di risultati.
Invece dobbiamo imparare a rifiutare ciò che ci viene offerto se, effettivamente, non ne abbiamo bisogno.
Dobbiamo imparare a scegliere, a distillare dal catalogo delle esperienze che ci vengono proposte solo quelle che davvero sentiamo di dover fare.

Il rischio è che, nel tentativo di fare tutto, restiamo paralizzati a scorrere avanti ed indietro il menù della vita.

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