Sono uno di quelli per cui il valore delle cose non è legato al valore materiale. E questo vale sia per gli oggetti che le persone.
Io do grande importanza ai sogni, ai progetti, al valore ideale e simbolico.
Provo a spiegarmi meglio.
Ieri sera, finito di lavorare, sono tornato in albergo e sono uscito a correre.
Era tardi, c’era buio, eppure le strade brulicavano di macchine e di persone.
Mentre mi avvicinavo al parco di Trenno, ho iniziato a pensare a quello che volevo fare.
Al momento non ho obbiettivi sportivi, corro per restare in forma. Anzi per ritornare in forma.
Correre è uno dei modi di affermare il controllo sul mio corpo, è piegare il mio essere ad un progetto di vita che ho per me stesso.
Ho deciso di dedicarmi ai bidoni.
Il circuito in asfalto di Trenno è lungo 4 km ed è punteggiato di cestoni per l’immondizia.
Sono sparsi un po’ a caso, in prossimità delle panchine, distanziati a volte di una ventina di metri a volte di un centinaio.
“Fare i bidoni” per me significa alternare un tratto di corsa veloce ad uno di recupero usando come partenza ed arrivo quegli affari verdi.
Un metodo per stimolare muscoli, cuore e polmoni in modo non cadenzato.
Sono partito prudente.
Oggi per me 4km di fartlek sono una sfida.
Via via che mi inoltravo nel parco prendevo confidenza e spingevo di più nei tratti veloci. Un po’ baravo (lo confesso) cercando con gli occhi il bidone successivo e regolando il mio passo sulla distanza che mi separava da esso.
Comunque ho terminato soddisfatto il mio anello e ho ripreso la strada verso l’hotel mantenendo una velocità dignitosa e, finalmente, facendo volare i pensieri.
Tra meno di una settimana esce il nuovo libro, “Niente panico, si continua a correre”, scritto ancora una volta con Giovanni Storti.
Si tratta del seguito di “Corro perché mia mamma mi picchia” che tante soddisfazioni ci ha dato, compresa la vittoria del premio Bancarella per la letteratura sportiva.
Così sono finito a pensare alle coppe che ho vinto in vita mia e come nessuna di esse trovi spazio nella mia vita.
Quella vinta da ragazzo ai campionati di canottaggio è stata buttata in uno dei traslochi, quella vinta alla Monza Resegone (quinta squadra mista) è a casa di un altro membro del team, e quella del premio Bancarella è a casa di Giovanni.
Più che le coppe a me piacciono i bidoni.
La coppa è un bel promemoria di quello che abbiamo ottenuto.
I bidoni del parco sono un obbiettivo per quello che vogliamo ottenere.
Correvo e provavo a mettere ordine nella mia vita.
Come per le coppe e i bidoni, riflettevo sul fatto che non bisogna fossilizzarsi su quanto si ha ma su quello che si desidera.
Mi piacciono le persone con una luce di desiderio negli occhi.
Quelle che non si preoccupano di dove cenare alla sera ma di cosa fare da grandi.
E quasi mai questo atteggiamento si fa mettere in gabbia dall’età.
Pensieri sparsi e 10 km a un buon ritmo.
Non male per un martedì sera qualsiasi…