Mi è tornato sotto gli occhi un post che avevo scritto nell’Ottobre 2019 (Tempus fugit) che resta attuale nei suoi contenuti.
Mentre lo rileggevo e notavo la curiosa coincidenza di date, ho iniziato a pensare a quante cose sono cambiate (e stanno ancora cambiando) tra il 22 Ottobre 2019 e oggi, 16 Ottobre 2020.
359 giorni, quasi una rivoluzione terrestre, e la vita non è più come prima.
Il Covid19 ha spinto sull’acceleratore dei cambiamenti. La pandemia, perché noi tendiamo a dimenticare il fatto che i problemi che ci sono nella nostra città sono gli stessi che stanno accadendo in tutte le città del mondo, dicevo la pandemia sta modificando le nostre vite.
Ricordate quando sorridevamo con sufficienza vedendo i turisti giapponesi attraversare la città con le mascherine sul volto per timore dell’inquinamento?
La mascherina è diventata un complemento d’abbigliamento esattamente come le scarpe o il cappotto d’inverno. La useremo per sempre? Non lo so, ma di certo nei prossimi anni si continuerà a portarla con se e ad indossarla nei momenti di “assembramento”.
Sento tante discussioni su cosa si dovrebbe fare… e per ogni ricetta c’è sempre pronto un capro espiatorio sul quale puntare il dito.
Il sindaco che non mette a disposizione mezzi pubblici a sufficienza, i ragazzi che bevono birra al parco senza mascherina, gli “altri” che non stanno attenti quando vanno in ferie, i dottori che non sono più come quelli di una volta.
E così via, in una litania inutile e qualunquista.
La verità è che non ci sono colpevoli.
Non è colpa del governo. Non è colpa dei nostri concittadini.
E’ colpa di una malattia invisibile e sconosciuta che ci ha travolti. Il mondo, la natura, muta. E noi dobbiamo adattarci per sopravvivere.
E’ così da sempre e sempre così sarà.
Ci sforziamo di modificare le leggi naturali, creiamo ambienti più confortevoli per noi, sconfiggiamo alcune malattie, creiamo protesi per organi non funzionanti, allunghiamo la vita. Ma non siamo onnipotenti.
La natura tiene il banco nel casinò della vita (funzionava anche senza accento finale in realtà). E il banco vince sempre.
Quindi cosa possiamo fare?
Bob Dylan ha ben rappresentato nella celebre Times they are a-changing l’inutile sforzo di ribellarsi all’impermanenza delle nostre esistenze.
In realtà lui si riferiva all’evoluzione della società, ai mutamenti interni, a come è inutile lottare per mantenere lo status quo. I cambiamenti sociali avvengono nonostante il Sistema.
Ma a maggior ragione, nulla può l’essere umano di fronte alle modifiche che ci impone il nostro ambiente.
Non dico che non bisogna lavorare sul vaccino e, nel tempo, sconfiggere il CoronaVirus come abbiamo già sconfitto la poliomielite, ma dobbiamo anche accettare che non siamo superiori alle leggi naturali e ad esse dobbiamo adeguarci.
La pandemia ci ha preso alle spalle.
Nessuno avrebbe potuto ipotizzare un effetto così ampio e così veloce.
Ha messo in ginocchio l’economia e ci ha trasformati.
L’ho visto succedere, su piccola scala, dopo i terremoti o lo tsunami o le eruzioni vulcaniche.
Dobbiamo accettare il cambiamento, ricostruire quanto è andato perso, e cominciare una nuova vita.
Non potremo tornare alla vecchia, dobbiamo trovare un nuovo equilibrio e ricominciare da capo.