Era quasi estate, le ultime faticose settimane di scuola, probabilmente in seconda o terza media.
Mia madre, a colloquio con il professore di matematica, ricevette uno strano invito a farci provare il canottaggio.
Fu così che il sabato successivo, mio fratello ed io ci recammo presso la Canottieri Nettuno a Trieste e io feci i primi passi nello sport.
Ero un simpatico ciccione (d’altronde esistono ciccioni antipatici?) che non sapeva nulla di attività fisica.
Me la cavavo a scuola, suonavo la chitarra ed avevo qualche amico. Ma sport zero.
Mi ricordo che l’allenatore mi osservò e, toccandomi prima la pancia e poi il petto, disse: “Franzile (un vezzeggiativo sloveno che suonerebbe Franceschino) sposteremo tutto quello che c’è qui sotto, qui sopra” e se ne andò.
Poi iniziò il percorso fatto di corse (che scopersi di amare a differenza degli altri canottieri) e di vasca voga, dove apprendevamo i rudimenti dell’arte rematoria.
C’ero portato. Tanto che, dopo aver spostato i chili dalla pancia al petto, sono entrato nella squadra e mi sono tolto parecchie soddisfazioni in gara.
Una delle prime lezioni che imparai fu di sentire il ritmo della barca.
Il canottaggio è uno sport di potenza. I remi piantati in acqua spingono in avanti lo scafo sottile. E quando il vogatore si precipita verso poppa per piantarli di nuovo in acqua il più avanti possibile, contrasta il moto dell’imbarcazione.
E’ tutta una questione di ritmo. Se ce l’hai la barca vola, se non ce l’hai la barca si pianta.
Ben presto scopersi che il ritmo è fondamentale in ogni cosa.
Nella corsa il ritmo è tutto. Imbriglia la potenza e la trasforma in armonia e poi in performance.
Nella musica, trasforma le note in melodia.
Nella vita, se riesci a imporre un ritmo, gli accadimenti si mettono in fila e le tue azioni producono risultati.
Riflettendo su questo ho deciso che, come fatto già molte altre volte in passato, assegnerò alla corsa un ruolo di metronomo.
Le chiederò di essere la regola costante delle mie giornate.
Questa volta non per arrivare ad un risultato cronometrico o per partecipare ad una gara, ma per rimettermi in riga, per riportare la mia vita nel ritmo che io vorrei avesse.
Ho ripreso a correre.
Non guardo il cronometro (anche perché temo sia impietoso specchio della mia attuale forma) ma cerco di correre con costanza.
Alterno le corse e le camminate in montagna (altrettanto stimolanti per l’apparato muscolare e cardiocircolatorio ma meno logoranti per le articolazioni).
E l’uscita di corsa è diventata la cadenza attorno alla quale faccio girare i miei altri impegni: il lavoro, la scrittura, le passioni.
Un piccolo esempio concreto è questo blog.
Cercherò di aggiornarlo con cadenza settimanale, il lunedì, tanto per partire con il piede giusto.
E se il miracolo si rinnoverà, corsa dopo corsa, settimana dopo settimana, mi rimetterò alla pari con il resto della mia vita.