Sabato ho corso ad Arluno con Nadia e Geo, una coppia di amici, e Zen, il loro cane.
Mi avevano ospitato il venerdì sera perché sabato pomeriggio avevo una presentazione del libro di un’amica alla biblioteca di Rho.
Era parecchio che non ci vedevamo e la cena si è protratta mentre ci aggiornavamo reciprocamente sulle nostre vite.
Insieme alle ore e alle chiacchiere, era scorso anche qualche bicchiere di buon vino.
Il mattino dopo il clima era uggioso e la testa pesante.
Strade bagnate, umidità nell’aria, ma non sembrava voler piovere.
Insomma tutto spingeva per un’ora di corsa.
Ed infatti siamo usciti per un’oretta tranquilla.
Era da moltissimo che non correvo in compagnia di qualcuno.
Ormai sono abituato ad essere solo, ai miei ritmi, ai miei percorsi, alle mie piccole manie.
Sabato invece mi trovavo in totale balìa della volontà altrui, ed era piacevolissimo.
Non conoscevo il percorso, quindi ad ogni bivio dovevo aspettare e seguire.
Il ritmo lo hanno impostato loro.
Anzi, lo ha impostato (imposto?) Zen, il loro cane, che tenevano al guinzaglio (essendo su una ciclabile) e che giustamente faceva tutte le soste necessarie ad un cane.
L’effetto finale è stata una delle più piacevoli corse degli ultimi mesi.
Allora mi sono interrogato sul motivo e, oltre alle chiacchiere con gli amici, credo che c’entri molto con il senso di responsabilità.
Quando esco da solo mi sento in obbligo di fare qualcosa di specifico.
Magari il solito percorso in un certo tempo.
Magari più chilometri per smaltire una cena abbondante.
Magari tornare a casa con le gambe stanche e la convinzione di aver messo un altro mattoncino nella preparazione.
Quindi il compito per casa di questa settimana è quello di correre senza autoimpormi degli obbiettivi.
La corsa per il piacere della corsa.
Vediamo se ce la faccio anche da solo…