La pausa

Una vacanza particolare: senza allontanarmi da casa e senza cambiare troppo le cose che faccio, sono riuscito a rilassarmi

Sono stato in vacanza.
Magari non ve ne siete neppure accorti, ma io ho tirato i remi in barca e per un paio di settimane ho staccato la spina (dal mondo digitale) e mi sono rifugiato sui sentieri.

Staccare per qualche giorno è una necessità più che un lusso.

Se mi volto indietro e osservo cosa ho fatto in questi 15 giorni, in realtà, non noto grandi differenze con i mesi precedenti.

colle tournalein
Il Monte Rosa visto dal colle Tournalein @photo by Franz Rossi

Sono andato in montagna.
Ho visto qualche amico.
Ho letto, ho pensato a nuovi progetti, ho immaginato storie e avventure.
Ho persino risolto qualche sporadico problema di lavoro…

Eppure mi sono rilassato, perché mi sono finalmente reimpossessato del mio tempo.

Le scadenze che ognuno di noi ha, siano lavorative, familiari o magari anche di divertimento, ci impongono ritmi.
Poter decidere all’ultimo minuto cosa si farà nelle ore successive è un privilegio raro.

La mia vacanza è finita.
Da ieri sono tornato al lavoro.

Ma ho deciso di portarmi dietro un briciolo di libertà.
Di lasciare ogni giorno un paio d’ore in cui non ho nulla da fare.
Un buco da riempire, magari oziando, oppure ascoltando musica. Ma senza scadenze da rispettare…

Margò ed io

Una volta tanto non parlo di corsa, anche se il problema che vi propongo incide sulla mia vita e di conseguenza anche sul mio correre.
E’ una storia un po’ lunga, ma cercherò di riassumerla…

Due ragazzi si incontrano, si frequentano e decidono di andare a vivere assieme.
Hanno tante cose in comune, tra cui la passione per i cani.
Lei ha una bella cagnona nera, meticcia ma con chiare origini lupoidi.
Lui ha un cucciolo di shar pei di 6 mesi, goffo e simpaticone (avete presente quali sono vero? Quelli che sembrano gli abbiano presi per la coda e tirata tutta la pelle in avanti…)
I ragazzi sono tranquilli per quanto riguarda i rapporti tra i due animali: anche se lei non è sterilizzata, lui è ancora troppo giovane.

Il seguito prova che avevano torto.
Dopo qualche mese, la lupa nera diede alla luce nove cuccioli e una di loro, Margò, entrò nella nostra vita.

Margò ed io in vetta al Mombarone
Margò ed io in vetta al Mombarone

In famiglia avevamo già un cane (Lupen) e sembrava facile gestirne due, così rispondemmo subito alla richiesta di aiuto e adottammo la giovane bastarda (e non mi riferisco alla razza!).
Passano gli anni (Margò ne ha nove, oggi), la nostra famiglia prende strade diverse: il divorzio, la morte di Lupen, un figlio che lavora fuori Milano, l’altra che lavora 6 su 7 (weekend inclusi) e Margò rimane sempre di più con me.
La mattina sono il primo ad uscire di casa, quindi le preparo il cibo e la porto fuori la prima volta.
Poi in pausa pranzo vado a casa per la seconda uscita giornaliera.
La sera, il primo che arriva (a seconda degli orari) le prepara la cena e le fa fare un’altra passeggiata.
E finalmente la notte, mia figlia e Margò escono per l’ultima volta…

Fino a qui tutto bene.
Ma un paio di settimane fa siamo andati in ferie in montagna.
Due settimane di pacchia e relax.
Praticamente Margò ed io da soli, 24 ore su 24, gite nei boschi e sulle vette, abbiamo perfino fatto la spesa assieme (ad Aosta c’è un Carrefour che ha i carrelli per i cani…)

foto margò
Scene da una vacanza, Margò si gode la montagna sia da trekker che a far la spesa…

Ci siamo divertiti un sacco.
Soprattutto se trascuro la volta che si è persa nel bosco e per tre ore abbiamo vagato cercandola fino a quando l’abbiamo vista rispuntare bella bella sulla strada asfaltata.
O quando ha deciso che non avevo il diritto di lasciarla da sola a casa (ero andato a correre) e ha tentato di guadagnarsi la libertà mordendo la maniglia della porta-finestra.
O quando ha ben pensato di imparare a giocare a tzan (un gioco valdostano, qui il link con le spiegazioni) e ha iniziato ad inseguire la pallina di legno che un ragazzino usava per esercitarsi…

Insomma, ordinaria amministrazione, niente di cui lamentarsi.
Ma quando siamo tornati a Milano la musica è cambiata.
Ha deciso che se io la lascio da sola a casa (anche solo per le ore in cui sono a lavorare) lei deve dimostrare il suo dolore per l’abbandono e da navigata blues singer pianta su degli ululati da strappare il cuore.
Voi direte, lasciala sfogare che prima o poi le passa.
I miei vicini magari potrebbero dissentire (uno gentilissimo mi ha persino chiesto preoccupato se stesse male), ma il problema è che la sento ululare non quando vado via ma quando ritorno, dal che deduco che passa ore a lamentarsi.

Il problema si era manifestato anche nei mesi prima della montagna, ma in modo sporadico mentre adesso è continuo.
Non posso portarla in ufficio, non sono ancora in età di pensione, non ho genitori a Milano a cui affidarla…
Qualcuno sa suggerirmi come comportarmi?

Un amico mi ha consigliato di portarla a correre con me al mattino: per il resto della giornata se ne starà mezza addormentata fino al mio successivo arrivo.
Ma temo che dopo le prime settimane sarò io quello a cadere sul letto sfiancato…
E, considerati i bruschi stop&go delle passeggiate, se la portassi a correre probabilmente finirei a terra ogni pochi passi.

PS #noncisiannoiamai

Quando il runner va in vacanza

Agosto è alle porte, ma già da Luglio i primi vacanzieri sono partiti per le spiagge o la montagna.
Anche noi runner, come tutti, abbiamo accuratamente pianificato le nostre ferie estive… ecco tutto quello che dovreste sapere su un runner in vacanza ma che nessuno vi ha mai svelato.

[DISCLAIMER: taggate pure i vostri amici che corrono, ma non i loro partner… declino ogni responsabilità per vacanze finite in tragedia!]

La pianificazione
Inverno, in un pomeriggio piovoso e scuro di una qualsiasi domenica, il runner ancora in rush di endorfine per la gara della mattina, accenna alla moglie “Ma quest’estate che facciamo?”
Da lì inizia una ricerca parallela su Google…
LEI: digita “mare palme resort spa
LUI: digita “gare corsa agosto
LEI: “Hai visto come va di moda il Portogallo quest’anno?”
LUI: “Tutti dicono che Riga è una capitale tutta da scoprire”

La conversazione procede su questo tono, mentre parallelamente si affinano le ricerche:
LEI: “Riga, intendi la capitale della Lettonia?” (e digita “temperatura mar Baltico agosto“)
LUI: “Portogallo? Ma dove?” (e digita “maratona di Lisbona, altre maratone Portogallo“)
Alla fine della giornata, stremati, decidono di rimandare la ricerca alle pause caffé in ufficio, lontano da occhi indiscreti.
Finiranno per tornare (per il terzo anno di fila) in Versilia, dove lui andrà a correre in tutte le serali della Toscana e lei rinnoverà l’amicizia con il bagnino dello stabilimento.

Le valige
Argomento delicato.
Lui mostra orgoglioso il suo zaino minimal dove tiene una canotta, un pantaloncino e le scarpe A1 superleggere e super performanti.
Allo sguardo cupo della compagna risponderà “Tutto il resto lo porto addosso: gps al polso, scarpe A3 ai piedi, occhiali in testa”

Ma al momento di caricare il bagaglio apparirà una misteriosa sacca gigantesca con dentro: cardio frequenzimetro, cappellino per il sole, scarpe nuove da provare comperate con i saldi di Luglio, dieci confezioni di sali post allenamento per il reintegro del magnesio, dieci confezioni di sali pre allenamento per combattere la stanchezza da calore, FiveFingers (“perché se non le provo sulla spiaggia, quando mi capiterà di farlo?“), scarpe chiodate (“perché lo scorso anno c’era il meeting della Amatori Stanchi e quello sbruffone del Rossi mi aveva battuto sul 5000 in pista“), completino super tecnico a compressione graduata ma traspirazione garantita… ecc ecc ecc…

Il sopralluogo
Ogni vacanza che si rispetti, inizia con il sopralluogo.
Quando sei già stato in quel posto, serve a verificare cosa sia cambiato da un anno all’altro. Ma se è la prima volta… allora è fondamentale cercare i punti cardinali.
LUI: “Hai visto c’è una gelateria che sembra buona” (ed intanto pensa “figata, il campo sportivo è a due chilometri, mi riscaldo andandoci e taaac pronto per le ripetute”)
LEI: “Dobbiamo andare a provare quel ristorante di pesce, c’è la fila davanti” (ed intanto pensa “hai visto che spa all’angolo? Mentre lui si fa il lungo ci infilo un trattamento completo”)
LUI: “Dev’esserci una spiaggia meno affollata appena fuori dal paese” (ed intanto pensa “e la strada è in salita così anche per quello sono a posto”)
LEI: “Hai visto che c’è un negozio di scarpe da corsa” (ed aggiunge tra sè e sè “proprio tra la boutique e il negozi di sandali”)

La giornata tipo
Va da sè che al mattino ci si sveglia presto e si va a correre (“con il fresco è tutta un’altra cosa“), al ritorno ci si spoglia sul bagnasciuga e bagnetto veloce in pantaloncini e fascia per il sudore (non so perché ma la si dimentica sempre). Poi si torna a casa con le scarpe e le calze in mano, pronti alla doccia e alla colazione.
La compagna, troppo comprensiva, ti ha aspettato per il caffé, ma tu ti scofani un paio di tetrapak di succo d’arancia, una confezione da 500 gr di yogurt al limone, un paio di pesche e finisci con biscotti e marmellata (“perché verso la fine ho avuto un calo di zuccheri“).

Poi si scende in spiaggia, ma il runner non ha pace.
Non può stare fermo sulla sdraio a fare il sudoku o leggersi il kindle.
Deve provare a fare snorkeling, la partita di beach volley, il torneo di bocce e quello di scopone scientifico.
A pranzo insalata veloce e poi un “giretto” sul pedalò che ogni volta lei si raccomanda di portare il passaporto che in Corsica la gendarmerie non scherza mica…
Finalmente a casa, due spaghetti veloci e poi via in bicicletta per un gelatino in centro, non trascurando di fare a gara con il figlio sedicenne della coppia di vicini sotto lo sguardo di commiserazione degli adulti presenti.

Sport e abbronzatura
Sport e abbronzatura non sempre vanno d’accordo: ecco alcuni esempi di sportivi…

Commenti post-vacanza
Quando si torna in ufficio a vacanza finita…
LUI: Il runner ostenta orgoglioso l’abbronzatura a righe.
Dal basso in alto: segno del calzino, segno del ciclista (“che devo farci, se corro più di 10km le cosce prendono fuoco“), segno del pantaloncino corto (“Non vorrai mica che corra in canotta e ciclista“), segno della canotta e segno della fascia del cardio, segno degli occhiali da sole e della bandana…
Ai colleghi racconta “Sì, un bel posto, ma pieno di gente indiavolata. Però alla strapaesana ho fatto secondo di categoria” e agli sguardi spazientiti degli astanti chiosa “mi hanno anche premiato con un salame ed una bottiglia di vino“.

LEI: Si pavoneggia in un vestito bianco senza spalle che ne evidenzia l’abbronzatura.
E ai commenti entusiasti delle colleghe risponde “Lasciamo perdere, avrò preso almeno due chili. D’altronde con quel maniaco di mio marito si mangiava sempre