Il senso della legge

Di nuovo su diritto di correre e sui limiti imposti dal Corona Virus. Ma non potremmo usare un po’ di buon senso?

Ai tempi in cui studiavo giurisprudenza (prima di mollare l’università e iniziare a lavorare) la materia che più mi aveva affascinato era Filosofia del Diritto.
Mi era piaciuta così tanto che avevo deciso di fare la tesi su un aspetto peculiare: come la legge si adatta al mutare della nostra società.
Come fa una regola scritta negli anni ’50 a valere ancora nel 2020?
Fondamentalmente ci sono due meccanismi: il primo sono i concetti generici (pensate ad esempio al “comune senso del pudore” o la “cura del buon padre di famiglia”) il secondo è la giurisprudenza, cioé l’interpretazione che i magistrati danno alla legge.

Il compito delicato dei tribunali è quello di non attestarsi al senso letterale delle norme ma perseguire la volontà del legislatore (la cosiddetta ratio legis).

Tutto questo mi è venuto in mente commentando il mio post di ieri (che trovate qui) quando parlavo con alcuni amici delle difficoltà che abbiamo in Valle d’Aosta a praticare l’attività sportiva.

posto di blocco dei carabinieri

E’ un problema comune che affligge tutta Italia, ma ovviamente andrebbe contestualizzato.

Se vivo in centro a Milano ed esco a correre andrò al parco e, come me, andranno le decine di altri runners che vivono nei palazzi attorno al mio.
Persino allenarmi sulle scale della mia abitazione potrebbe creare problemi di distanziamento sociale.

Se vivo in un paesino della Valle d’Aosta, è più probabile che incontri qualcuno restando nei 200 metri dalla mia abitazione che imboccando il sentiero dietro casa e inoltrandomi nel bosco.

Ci sono tutta una serie di considerazioni e precisazioni che vanno fatte.

  1. Il mio andar per boschi deve essere solitario e non in gruppo con altri.
  2. La difficoltà tecnica dell’uscita dev’essere minima per non rischiare di finire giù da una parete e dover chiedere l’intervento del Soccorso Alpino.
  3. Devo evitare i luoghi di possibile incontro con altri (niente passaggi per centri abitati ecc)
  4. Devo adottare un comportamento prudente (non allontanarmi troppo, non rischiare di ammalarmi, ecc), persino più prudente del solito.

Ma tutto considerato, mi sembra più sano allontanarmi da casa che girare nei 200 metri.

Dico questo perché in Valle (ma mi dicono anche altrove) ci sono pattuglie della forestale, a piedi, in auto, con elicotteri e droni, che controllano chi va a camminare in montagna.
Non lo trovo sbagliato, se lo scopo è quello di evitare situazioni a rischio.
Ma mi sembrerebbe un inutile perseguimento del senso letterale della norma qualora si cercasse chi sta soltanto beneficiando del vivere in una zona poco abitata.

In questo caso la giurisprudenza non si è ancora formata (norme troppo recenti), ma un gruppo di nove magistrati ha scritto una lettera (qui il link) in cui, parlando da privati cittadini, sostanzialmente chiede una revisione dell’applicazione della regola, una sua interpretazione più vicina alla ratio.

Un paio di giorni prima, in quasi 7.500 persone abbiamo firmato una petizione (qui il link per firmare anche tu) in cui si chiedeva di poter riavere le nostre montagne.

Non scordiamoci che, nonostante il tambureggiante ripetere dei media dell’hastag #stateacasa, non ci viene chiesto di rimanere nella nostra abitazione ma di non avvicinarci ad altri. L’hastag corretto dovrebbe essere #statelontani.
L’epidemia si combatte restando distanti dagli altri (in modo che il virus non si propaghi) ma la malattia si sconfigge con uno stile di vita sano che prevede, tra le altre cose, l’attività fisica.

Non sono qui a sobillare la gente, a proporre di uscire a qualunque costo.
Non voglio fomentare ribellioni e gridare alla violazione del diritto costituzionale di movimento (diritto sancito dalla Costituzione ma che può essere limitato da “maggiori interessi di salute pubblica”).
Vorrei solo che si usasse un po’ più di buon senso.

Un’ultima nota malinconica per i miei amici milanesi.
Mi spiace per voi. Davvero.
Io credo che se correrò quando voi non potete farlo, non sarà una mancanza di rispetto o di solidarietà nei vostri confronti.
Sono cose che capitano: questa volta è andata bene a me, la prossima toccherà a voi.
E speriamo davvero di poter ritornare tutti a correre al più presto.