Perdere la testa

Io sono un tipetto razionale. Fin troppo…
Amo farmi una ragione di qualsiasi cosa, di comprendere i meccanismi, di gestire gli effetti.

Anche quando corro, ovviamente.

Bene, la scorsa settimana ho fatto un’esperienza per alcuni versi illuminante.

Come forse ricorderete, da inizio settembre mi sono rimesso di buzzo buono a correre con regolarità.
Esco tre volte durante la settimana, e nel weekend mi dedico al trekking.

Il giro settimanale dura circa un’oretta. Prevede un primo tratto in discesa, un lungo falsopiano in leggera salita, e una parte finale in cui corro nel bosco con saliscendi continui e una lunga discesa finale.

Poiché le prime volte mi trovavo già in affanno lungo il falsopiano, sono subentrate testa ed esperienza a mettermi il pilota automatico. Così partivo tranquillo e poi mi gestivo: in pratica restavo con il freno a mano tirato in modo da non soffrire troppo nella seconda parte.

La scorsa settimana mentre mi scaldavo mi è venuta in mente un’idea nuova e ho iniziato a cullarla.
Il mio cervello la osservava da tutti i lati e, così facendo, si è distratto e non ha inserito il pilota automatico.

Sono arrivato alla fine del falsopiano senza affanni e sono partito per il tratto sul sentiero bello pimpante.
Insomma per farla breve, senza freno tirato ho guadagnato un paio di minuti (e questo è ovvio, direte voi); ma la cosa che più mi ha colpito è che non ero per nulla stanco.

Il pensatore di Rodin
Il pensatore, l’opera di Auguste Rodin a Parigi

tic… tic… tic…
gli ingranaggi del mio cervello hanno iniziato a ponderare l’esperienza e, la volta successiva, ho scelto a bella posta di spingere in modo leggero e costante nel primo tratto e, sorpresa sorpresa, il miracolo si è ripetuto.

Allora, mi sono chiesto, quante volte ho lasciato che il buon senso (la prudenza, la tattica, chiamatelo come volete) mi bloccasse prima di arrivare a mettermi davvero in gioco?

Ma non sono io quello che ha scritto Una seducente sospensione del buon senso? E allora?

Magari in gara è anche giusto. Ma nelle mie corsette settimanali, non sarebbe meglio andare a raschiare il fondo del barile? Questa settimana ci riprovo. Non sia mai che per andare più veloce, i chili di troppo da togliere siano quelli sopra il collo.

La luna ed altre illusioni

In un libro che avevo regalato a mio figlio quando era bambino c’era spiegato nei dettagli un effetto ottico che sperimentiamo comunemente: la luna, quando è bassa sull’orizzonte, appare molto grande.
Gli scienziati discutono il motivo della cosiddetta “illusione lunare” ma alla fin fine è il nostro cervello che, paragonandola agli altri oggetti che vede vicino, ce la fa sembrare enorme.

La prova del nove l’otteniamo ogni volta che la fotografiamo.
Passeggiando in montagna ammiriamo la luna che sorge e cerchiamo di fermare quell’istante in una fotografia.
Ma per quanto apparisse bella ai nostri occhi, una volta che viene catturata dall’obbiettivo della reflex (o dallo smartphone) viene riportata alla sua dimensione reale.
Frustrazione da fotografo…

moonwalking

Ci sono due riflessioni che scaturiscono da questa esperienza.

La prima è che è meglio vivere le cose in presa diretta che leggerle sul giornale o vederle su internet.
[Considerate che nella maggior parte dei casi è necessario “truccare” la foto della luna per farla apparire straordinaria, NdA]

La seconda è che noi esseri umani filtriamo il mondo che ci circondo e lo rendiamo più piacevole.
Il potere del nostro cervello è incredibile!
La distanza tra realtà reale e realtà percepita è grandissima.

La nostra esperienza filtra gli eventi per proteggerci e per premiarci.
Una persona amata sarà sempre speciale agli occhi di chi l’ama.
Un bosco di notte sarà fonte di terrore per chi non l’ha mai attraversato e fonte di pace per chi c’è già stato.
Un verso di una poesia significherà tutto o suonerà vuoto a seconda del nostro stato d’animo.

E il trucco che nessuno svela è che se cambiamo il nostro atteggiamento nei confronti della vita, di colpo scopriremo che non è poi così grigia come a volte ci sembra.

Moonwalk from Reel Water Productions on Vimeo.

La corsa vera

E’ un periodo strano della mia vita. Torbido e frenetico.
Sono così preso dalle cose dell’anima che il corpo, finalmente libero dalla mente, si sta fortificando indipendentemente.

Cerco nella fatica la liberazione dello spirito, inseguo fantasmi e demoni lungo le salite dei monti, rifuggo la compagnia come mai avevo fatto prima, ignoro il piacere del cibo perché non mi da più la stessa gioia.

Soffro più per l’inattività che per la fatica, anelo ai grandi spazi e mi trovo imprigionato in frammenti di tempo, vorrei fuggire e mutarmi in animale, tutto istinto e forza fisica.

La testa e il cuore in perenne duello sfiancano la mia volontà, ma il corpo è libero e se ne va per conto suo.

Gli amici mi trovano più magro, ma il peso non è cambiato. Sono solo stato prosciugato, l’energia si è spostata dallo stomaco ai muscoli. Dal volto ai piedi.

Franz Rossi

Così ho scoperto che posso affrontare serenamente ritmi che prima non mi sognavo, distanze che erano proibite, uscite in giornate successive che prima mi erano negate dal dolore alle gambe.
E non mi interessa più.

La paura di non farcela è rimasta in fondo al mio cuore.
Prima temevo di non arrivare, adesso temo di non partire.
Parlo un linguaggio che capisco io solo, il linguaggio dei miei passi.
Sono come le api danzatrici che si intendono grazie ai complicati intrecci dei loro balli.

Cos’è il Linguaggio? Un modo per farsi capire tra simili.
Ecco io oggi posso parlare solo quello. Non so se mi capiranno. Non so se ci sono miei simili.
E forse alla fine non dovrebbe importarmi.

Come vorrei che quell’insulso muscolo che pompa il sangue nel corpo si chetasse per un’ora.
Come vorrei che il cervello si stancasse di pormi tutte quelle domande.
Solo nella salita trovo tregua, con il cervello che si spegne per aiutare il cuore a nutrire di ossigeno i muscoli.

Allora capisci che la gara non mi interessa.

Io cerco spazi da percorre non tracce da seguire.
Ogni passo è un istante di libertà.
La somma dei passi, un’attimo di vita.
Vita mia.