La filosofia del Running

La filosofia del running

Il titolo del libro mi aveva colpito fin dal primo momento; il fatto che l’autore, Luca Grion, scrivesse su Repubblica dei Runner e che avessi già apprezzato alcuni suoi aritcoli aggiungeva interesse; ma ci è voluta una presentazione a Milano, quando ho avuto modo di passare alcune ore con Luca, prima ad assistere alla conferenza e poi a correre insieme e a mangiare una pizza con alcuni amici, per darmi la spinta finale alla lettura.

Luca Grion è un giovane docente di filosofia morale.
L’età, ai miei occhi, non è mai una questione importante, ma oggi la cito perché sembra in antitesi con la materia che studia ed insegna.
Quasi che gioventù e pensiero non possano andare a braccetto.

La filosofia morale, cioè l’elaborazione del pensiero intorno alla morale, è uno dei temi che più mi appassiona. E confrontarmi sulla corsa con chi è abituato ad approfondire gli aspetti etici, è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Ma lasciatemi fare un passo indietro autobiografico. Io ho il problema di essere troppo razionale.
Fin da piccolo ho sempre ragionato sui pro e i contro di ogni azione. Ho sempre visto il torto e la ragione in ogni disputa (anche quelle in cui ero – ahimé – coinvolto).
La componente razionale mi ha messo in gabbia. O per lo meno io mi sono sempre sentito legato ad essa. Anche nelle scelte che, per antonomasia, dovrebbero essere guidate dal cuore, dalle emozioni, dall’istinto, dalle passioni.

La corsa è stato il mio modo di liberarmi di quella prigione.

Di restituire il controllo al corpo, alla mia fisicità rispetto alla mia razionalità.

La corsa era il mio approccio empirico al mondo.
Conoscevo i miei limiti non ragionandoci sopra, ma sperimentandoli.
Facevo le cose e poi le analizzavo, invece che progettare e poi realizzare.

Luca Grion, invece, grazie alla sua formazione, applica le “regole” del pensiero alla corsa e ne deriva una serie di principi che si adattano perfettamente al runner.

Il libro è distinto in tre parti.

Nella prima, il Lessico del runner consapevole, analizza alcuni dei concetti che sono propri a tutti quelli che corrono, dalla dieta alle ripetute, offrendo un punto di vista più ragionato su quello che facciamo (o dovremmo fare).

Nella seconda, l’Intermezzo, parla di filosofia, svela il mondo dietro ad alcuni dei concetti che noi prendiamo per assodati. Spiega perché l’etica nello sport è fondante quanto la prestazione. E ci introduce al pensiero di Tommaso D’Aquino, un frate domenicano il cui pensiero è alla base della Teologia delle Virtù.

Nella terza, Le virtù del Maratoneta, vengono studiate le virtù che sono proprie di chi pratica la corsa di lunga distanza. Non vi spaventate dei nomi, prudenza, trasgressione, temperanza (tanto per citarne alcuni) che fanno pensare al catechismo: nel libro di Luca sono ben applicate agli allenamenti, alle gare, alla corsa.

Questa è la parte che mi ha stimolato di più.
L’applicare virtù morali alla nostra vita, e la corsa per noi runners è una parte importante di essa, in alcuni casi è ciò che ci definisce, è una pratica che sta diventando fuori moda. E ringrazio Luca per averle presentate in modo moderno ed interessante.

Non è certamente un manuale tecnico.
Chi ha amato Perché corriamo di Roberto Weber, o ancora di più Lungo lento di Paolo Maccagno, non può perdersi l’opera di Luca Grion.

Ho centellinato questo La filosofia del running, spendendo in sua compagnia diverse serate, godendone solo alcune pagine alla volta.

Ho trovato alcune conferme a principi che, pur non essendone consapevole, ho applicato nella corsa.
Non ho trovato risposte, ma non è questo, in fondo, il compito di un buon libro? Stimolare il pensiero, e offrire qualche indicazione per un nuovo percorso di ricerca.

La filosofia del Running
Luca Grion
Mimesis, collana Il Caffè dei Filosofi
140 pagg. / 12,00 euro

Una voragine spazio temporale

Una serata come tante, a chiusura di una giornata come tante, magari con uno zic di stress in più del solito.

La mattina ci eravamo svegliati sotto una spolverata bianca di neve impalpabile. Come lo zucchero a velo sopra le frappe o il pandoro.
Così, quasi come una preghiera, avevo infilato nel bagagliaio dell’auto la borsa con la roba per correre. E l’avevo dimenticata lì.

A metà mattina il whatsapp di un amico mi racconta di una corsa nel silenzio ovattato della nevicata.
Ma io ho la testa persa nei casini dell’ufficio, archivio il suo messaggio in un recesso della memoria e tiro dritto.

Poi la sera, obbedendo ad un’ispirazione del momento, al semaforo giro a sinistra verso la Montagnetta invece che proseguire verso casa, e alle 18:30 inizio a correre.

runner notturno

Faccio fatica.
Muovo i primi passi lentamente, con le gambe ancora imballate dall’ultimo allenamento tirato. Proseguo sui marciapiedi da dove la bianca coltre è stata cacciata verso il prato a colpi di sale. Dal cielo scende qualche corpuscolo ghiacciato che non posso chiamare neve.

Percorro in senso contrario uno dei giri che faccio di solito. Lascio la mente libera di vagare.
Quando percepisco che sto faticando – a volte basta incrociare altri runner per aumentare involontariamente il passo – decido scientemente di rallentare. Mi dico che sono lì fuori per la neve e non per la corsa.

Lo sguardo fisso a terra, ad evitare ostacoli o tratti gelati. E la mente spazia.
I pensieri e le preoccupazioni della giornata di lavoro sono dimenticati, lasciati chiusi nell’armadietto dello spogliatoio. Così posso pensare ai progetti, nuovi e più creativi, che in queste settimane affollano la mia mente.

Corro più con la fantasia che con le gambe.
Immagino scenari futuri, creo progetti, elaboro idee… e poi mi accorgo che sono al semaforo prima del campo sportivo.

E’ come se, per un’ora, fossi finito ini una voragine spazio temporale.
Ho dovuto scaricare i dati del GPS per essere certo di aver corso per intero i dieci chilometri del giro.

Già. La corsa è anche un modo per liberare il  pensiero.
E adesso sono curioso di scoprire dove mi porteranno i passi corsi, con la testa più che con i piedi, l’altra sera…