La programmazione è tutto

Lunedì sera, mentre preparavo la borsa per la mia trasferta di questa settimana, consideravo con attenzione quali impegni avrei avuto in modo da non trovarmi impreparato sul “guardaroba”.
Ovviamente non mi riferisco a camicia e cravatta per un incontro di lavoro, ma a scarpe e zainetto per un’uscita trail.

Mi ha fatto riflettere su come l’organizzare bene la propria agenda sia uno degli aspetti chiave per il successo.
E su come, sempre di più, siamo schiavi della nostra agenda.

Fino a qualche anno fa, in una mia settimana tipo, gli allenamenti si incastravano senza problemi.
Lunedì riposo (dopo la gara o l’uscita lunga di domenica). Martedì e giovedì corsa all’alba prima dell’ufficio, facendo martedì un lavoro intenso e giovedì uno leggero anche perché il mercoledì sera toccava piscina. Venerdì uscita al cazzeggio con gli amici, un’oretta tirando il collo a quelli più lenti. Sabato riposo e domenica gara o lungo.

Ovviamente nel mezzo c’erano trasferte di lavoro, impegni familiari, appuntamenti extra corsa (pochi invero).

Adesso che sono più vecchio e che si è spento il fuoco sacro del gareggiare, dedico più serate al cinema, alle cene con gli amici, alla lettura.
Il giorno di recupero dopo un allenamento non è più un lusso ma una necessità.
Ma, soprattutto, non vivo più schiavo della mia agenda.
Seguo l’ispirazione del momento.

jogger

E’ ovvio che pago un prezzo per questo nuovo atteggiamento.
Non sono più in forma come una volta.
Le lunghe distanze sono pesanti e non più un “allenamento diverso dal solito”.
Nelle corse del venerdì con gli amici sono diventato quello a cui si tira il collo.

Eppure un minimo di programmazione è rimasta.

Faccio attenzione (come detto) ad inserire i giorni di recupero o perlomeno alterno la corsa e un’altra attività (bicicletta o anche un’escursione).
Cerco di alternare un lavoro lungo e uno veloce (anche se i concetti di lungo e di veloce hanno un significato ben diverso oggi).
Infine, siccome ho provato la fatica necessaria per riprendere a correre dopo una sosta di sei mesi, faccio in modo di allenarmi (magari poco) ma con continuità.

La differenza tra allenanarsi e correre non sta nell’intensità o nella frequenza dei lavori, ma nella programmazione.
E questa semplice verità rimane oscura a molti che, difatti, si chiedono “Come mai vado più piano dello scorso anno anche se corro ogni giorno?”

Trovate un allenatore e fatevi fare un piano d’allenamento e i risultati verranno.
Oppure scordatevi di migliorare e godetevi la vostra corsetta quotidiana.

La sindrome del collezionista

Non so se esista e sia studiata in psicologia, ma so per certo che gli esperti di marketing fanno leva su di essa per spingerci ad acquistare i loro prodotti.

La sindrome del collezionista è quella spinta interna che ci invoglia a raccogliere oggetti simili, a completare la serie di fascicoli della Treccani, ad acquistare l’ultimo cd del nostro gruppo preferito o l’ultimo libro del giallista che amiamo.
In pratica è la necessità di mettere ordine, di concludere la serie, di ritrovare una logica nel caos.

[Tanto per chiarire non ha nulla a che fare con la disposofobia che è diventata tristemente famosa grazie ad alcuni documentari americani che raccontano le vicende di accumulatori seriali sepolti in case trasformate in discarica]

A mio giudizio le tabelle di allenamento hanno tantissimo a che fare con la sindrome del collezionista.

Non capita anche a voi di cancellare con evidente soddisfazione un allenamento concluso?
E magari sfogliare con malcelato piacere l’agenda o il foglio excel dove annotate i lavori fatti?

Non capita anche a voi di provare un fastidio che sfiora il malessere quando siete obbligati a spostare una seduta o (diocenescampi!) cancellarla?

agenda
Il libretto rosso degli allenamenti del Franz 🙂

Insomma avete capito cosa intendo.
Seguo la tabella di Danilo da poco più di una settimana e già mi ci sono affezionato.
Non vedo l’ora, la domenica sera, di riceverne l’aggiornamento per potermi pregustare quello che mi tocca nei giorni successivi.

Qualcuno di voi solleverà il sopracciglio e mi considererà un filo masochista.
Ma non è così.
Pregusto le uscite tranquille (un’ora lenta + 10 allunghi) e temo i lavori duri (i lavori lattacidi in pista, ad esempio) ma che soddisfazione chiudere la giornata con la coscienza a posto, sapendo di aver fatto un altro piccolo passo verso il mio traguardo.
Questo incedere regolare soddisfa completamente la mia sindrome del collezionista (e tra l’altro mi evita di acquistare tutti i primi numeri delle collezioni dei libri di montagna, dei gialli di Simenon eccetera).

Ecco, credo che il vero segreto delle tabelle di allenamento sia proprio nel dare ordine al caos.
Devo correre tra sei mesi la maratona, come potrò mai riuscirci?
La risposta è: facendo bene tutti gli allenamenti che settimana dopo settimana il tuo coach ti raccomanda.

Già che sono in vena di confidenze, vi svelo anche che io – come tutti – uso le più moderne tecnologie, gps, runtastic, strava e compagnia cantante.
Ma sono ancora profondamente legato alla mia agenda cartacea sulla quale annoto con certosina precisione i lavori da fare e quelli fatti.
Vergare alla fine della giornata i tempi delle ripetute sui mille, le sensazioni provate, le caratteristiche del terreno o le condizioi atmosferiche, soddisfa sia la mia passione per la scrittura che quella per la corsa.

Se poi sarà servito, lo scopriremo assieme a novembre… per intanto colleziono allenamenti e vado avanti.