Il sapore della fatica

Ieri sono tornato a correre.
Intendiamoci, non ho mai smesso veramente, due o tre volte alla settimana uscivo, da solo o con gli amici, per una decina di chilometri, magari anche tirati.

Ma ieri sono tornato ad assaporare il sapore metallico della fatica.

La temperatura era di un paio di gradi sotto lo zero, per cui mi ero coperto bene: pantaloni e maglia pesante, guanti e buff. Ho incrociato Max e Nik e siamo partiti.
Fin da subito le gambe giravano. Ci siano bevuti la prima salitina, ogni rettifilo era l’occasione per allungare la falcata, e ad ogni  attraversamento acceleravamo per prendere il semaforo verde. Così arrivati al parco di Trenno, che con il suo giro da 4 km rappresenta la parte centrale del percorso, praticamente si volava.

L’aria fredda che respiravo mi ghiacciava i polmoni. Mi obbligavo ad inspirare attraverso il naso per scaldarla un po’ prima che raggiungesse gli alveoli.

runner in inverno

Ma era così bello. Così rigenerante.

Passando davanti a San Siro le gambe erano ormai appesantite dall’acido lattico.
Era un ritmo a cui non ero più abituato, ma non volevo mollare gli amici.
Così ho provato ad ignorare tutto, ad allungare ancora, e sul viale intorno al trotter (non so perché ma vado sempre più veloce in quel tratto) ho tenuto botta.
Quando hanno  proposto di aggiungere il “giro dei palazzoni” un po’ per superare quota 10 chilometri mi sono lasciato convincere.

E la sera a casa, seduto al tavolo della cucina, mettevo giù queste due righe per celebrare il piacere sottile delle gambe indolenzite, della tossetta secca che caratterizza il non poter riempire i polmoni fino in fondo, lo stomaco chiuso dalla fatica.

Nelle giornate come ieri capisci che correre è lo sforzo di stare il più possibile staccato da terra. L’attività fisica che, per noi esseri umani, è più vicina al volare.

E, dopo, lo spirito è più leggero.

I pensionati

Era un po’ che non andavo al XXV aprile la domenica a metà mattina.
Complici gli appuntamenti del weekend, finiva sempre che io me ne andavo quando gli altri arrivavano.
Domenica, invece, ho terminato dei lavori che dovevo fare a casa e verso le 11 ho preso la sacca e sono andato alla Montagnetta.

La domenica mattina il campo sportivo cambia faccia.

Ci sono tutti i soliti runners che incrocio durante la settimana, ma ad essi si aggiungono quelli che corrono solo la domenica, i ragazzi che si allenano sotto lo sguardo attento dei vari preparatori, e – il gruppo che amo di più – i podisti anziani. Quelli che hanno aperto un’epoca, quelli che negli anni ’70 per primi emulavano i vari Pizzolato e Bordin e si preparavano alle maratone quando ancora nessuno correva.

Oggi hanno un’età compresa tra i 65 e i 90 anni. Sono tutti in pensione e tutti acciaccati. Indossano con orgoglio le tute della loro società sportive… ma sono capi d’antan, quelli che indossavi alla fine dello scorso secolo.

Arrivano alla spicciolata, si confondono con gli altri runners, si cambiano e si aspettano fuori dal campo. Poi chiacchierando procedono sui loro percorsi abituali, ad un passo variabile tra la camminata veloce e la corsa lenta, salgono fino in cima all’amata Montagnetta, alcuni si spingono verso Trenno, ma immancabili si ritrovano circa 90 minuti più tardi per tagliare un panettone e farsi i tardivi auguri di buon anno.

Sono i pensionati della corsa. E ci insegnano che, nella corsa, non si va mai in pensione.

Hanno un sorriso per tutti e a tutti elargiscono un saluto o un aneddoto.

Sono orgoglioso di conoscerne molti. Mi fanno sentire parte di un fiume più grande, che è nato molto più a monte e che scenderà lontano a valle, verso il mare.

Li ho salutati e sono partito per il mio allenamento.

parco di Trenno
I runners popolano numerosi il Parco di Trenno la domenica mattina

Avevo in mente di fare un’uscita un po’ più lenta e un po’ più lunga del solito.
Ma le gambe giravano e mi sono fatto prendere la mano.
Ho costeggiato San Siro, tagliato per il Parco delle Cave, attraversato i campi prima di Boscoincittà e sono rientrato attraverso il parco di Trenno.

Ancor oggi mi stupisco di quanta Natura si possa incrociare qui a Milano.

Ho finito l’allenamento in leggera progressione, ignorando la zavorra di chili che ho caricato durante le festività.
Poi accaldato e felice mi sono fiondato in doccia, tra i ragazzini e i pensionati.

Una gran bella domenica. Parola mia…