Chiasso mediatico

La mia personalissima Top Five delle cose che mi hanno rotto le palle nell’ultima fase dell’isolamento. E non è ancora finita

In questo giorno di inzio della Fase Due vi comunico ufficialmente (se a qualcuno dovesse interessare o semplicemente per sfogarmi) che inizio ad avere le palle piene.

Ecco la mia personalissima Top Five delle cose che mi hanno scocciato.

NUMERO UNO:
Pubblicità che con la scusa di dirci quanto siamo bravi e che l’Italia ce la farà, cerca di venderci qualcosa. Ragazzi, siamo consumatori ma non siamo scemi…

NUMERO DUE:
Inchieste giornalistiche, dibattiti, reportage sul Corona Virus. Eccheppalle! la vita va avanti, non so se ve ne siete accorti…

NUMERO TRE:
Discussioni eterne e ricorsive sui vari decreti del presidente del consiglio dei ministri (è questo che significa l’acronimo DPCM). Nelle varie versioni:
a. cosa si può e non si può fare
b. okkei per questa cosa, ma quella? Come avete fatto a non pensare a quella?
c. poteva scriverlo più chiaramente…

NUMERO QUATTRO:
Storie edificanti. Sappiamo tutti che Gramellini è il nuovo De Amicis, ma è un dilettante a confronto con la pletora di microfonati che ci inondano gli schermi di storie strappalacrime, di “nuovi eroi”. Il bimbo che rivede la nonna, la ragazzina a cui manca il cane, l’infermiere che torna a casa distrutto. Tutto vero, tutto commovente, tutto dolcissimo… mò basta però!

NUMERO CINQUE:
Gli ottimisti a prescindere. Che poi sono l’altra faccia della medaglia dei catastrofisti.
Sono morte 30mila persone, ma andrà tutto bene.
La gente non lavora, ma l’Italia è di esempio al mondo.
Chi ci guida (e non mi riferisco solo al governo centrale) procede anaspando a tentoni, ma uniti ce la faremo.
Non siamo bambini piagnucolosi che vogliono sapere quando si arriva! Voglio, non dico dati e strategie, ma almeno non essere preso in giro. Ammettete gli errori: state facendo un lavoro difficile che nessuno ha mai fatto prima. E’ normale sbagliare e riprovare.

Franz Rossi

Ah, che soddisfazione.
Mi sono tolto un po’ di sassolini dalla scarpa.

Adesso approfitto della fase due e me ne vado a correre nel bosco dietro casa.
Sì, perché nonostante tutto, io come molti altri, le regole le rispetto. Anche se non sono d’accordo, anche se “tanto non faccio del male a nessuno”.

Vado nel bosco, perché mi manca un po’ di quel silenzio che è il terreno fertile nel quale germogliano i miei pensieri.

Di questo chiasso mediatico ne ho davvero abbastanza.

Fare il vuoto

Per me è diventata una droga.

E’ iniziata con la voglia, forse la necessità, di andarmene da solo in montagna.
A cercare il silenzio.

Poi, con la scusa del trasloco, ho iniziato a vuotare la mia casa.
A cercare il necessario.

Adesso non riesco più a farne senza.

Parlo del vuoto.

cerimonia del te

Una storiella zen, racconta che un giovane discepolo andò dal maestro e gli disse “Sono ormai mesi che vivo al convento ma non ho ancora raggiunto l’illuminazione, puoi aiutarmi?”
Il maestro sorrise e gli chiese se volesse una tazza di té.
Così posò una ciotola davanti al giovane ed iniziò a versagli lentamente la bevanda ambrata.

Presto la ciotola fu piena, ma il maestro continuava a versare.
Il liquido arrivò al bordo ed iniziò a tracimare, ma il maestro continuava a versare.
Il discepolo, imbarazzato, gli disse “Maestro la tazza è piena, non ci sta più nulla”
E il maestro rispose: “E così è la tua anima. Prima di imparare una cosa nuova devi essere certo di aver creato lo spazio per essa dentro di te”

Adesso mi trovo nella fase in cui lo spazio c’è, ma al mattino i miei pensieri rimbombano in quel vuoto ed evocano nostalgie di persone, di sentimenti, di passioni.
Ho bisogno di iniziare ad imparare qualcosa di nuovo.
Altrimenti verrò risucchiato in tutto quel vuoto.