Se cercate il significato della parola “dialettica” troverete due possibili significati: 1. l’arte di argomentare 2. il metodo di indagine filosofica in cui, attraverso il dialogo, si arriva ad approfondire l’oggetto dell’indagine.
Lo spunto di questa riflessione me l’ha dato un amico, Paolo, che ha postato su FaceBook un perentorio invito a tutti i suoi amici (di FaceBook): “Se siete una sardina, toglietevi dai coglioni” (non proprio così perentorio, in realtà).
Detto fatto, ho messo un like sul suo post e ho tolto l’amicizia.
E lui prontamente a messo un like alla mia risposta in cui lo avvisavo della mia serena dipartita.
Ho conosciuto Paolo quasi 20 anni fa.
Era un’amicizia nata attraverso internet (su un bullettin board, per chi si ricorda cosa fossero, chiamata DRS Dead Runners Society) ed era basata sulla passione comune per la corsa.
Paolo è un tipo simpatico, sanguigno, come me ama lo sport, ama il rugby, ama la vita semplice. Insomma abbiamo un sacco di cose in comune.
Ma a quanto pare siamo divisi nella visione politica.
Non è il primo e non è il solo. Anzi, come appurato nelle ultime elezioni, io sono parte di una minoranza.
Sono poche le cose che amo di più di una buona discussione sui temi veri della politica. Un confronto sulle idee. Un dibattito sui valori che sottendono alle ideologie.
Il post di Paolo (che peraltro comprendo bene, FaceBook non è il luogo dove dibattere, ma solo dove poter far proclami) mi ha privato dell’occasione di dialogare e attraverso il dialogo di chiarire le mie idee e magari ampliarle o persino cambiarle.
Certo potrei andare a trovarlo.
E mentre ci dividiamo un fiasco di vino rosso e lui si fuma un sigaro, potremmo parlare di sport e di massimi sistemi.
Però lui abita in Umbria e io in Valle d’Aosta, così temo che ci saranno poche occasioni per farlo.
E mi dispiace.
Ciao Franz
Come ben sai la mia porta è sempre aperta e come forse avrai letto nei successivi commenti al mio post, volevo solo fare un test.
Proprio per questo ho usato una frase ad impatto. La risposta, come immaginavo è stata molto varia. C’è chi come te ha scelto di uscire e stop; c’è chi è uscito e poi ha successivamente provato a controbattere e infine c’è chi è comunque rimasto e chiesto il perché di questo mio essere insolitamente aggressivo. Ebbene io volevo risposte pur non avendo fatto domande. Volevo che mi si dicesse del perché qualcuno avesse scelto di essere una sardina, quando di fatto tra M5S e PD ci fosse già chi li rappresentava.
Uno di voi lo ha fatto, anche se in maniera non così convincente, altri no…però Amico Franz, in tutta onestà, non ho trovato nulla che mi convinca che le Sardine siano un cambiamento, piuttosto leggo una VOGLIA di cambiamento, ma che a mio vedere temo rimarrà tale.
Detto questo, non essere così fiducioso che uno di questi giorni tu non mi scopra in casa tua a saziare il tuo frigo!
Il mio frigo, opss, la mia casa è sempre aperta per te.
Condivido che le sardine siano una risposta di pancia, la dimostrazione di un malessere diffuso.
Simile – ahimé – a quello che è sfociato (inutilmente) nel M5S.
E, aggiungo, malessere che non si sente rappresentato dal PD che ormai non è più rappresentativo di nulla.
Non mi illudo che le sardine siano il primo passo verso una nuoova politica.
Però – dopo la disillusione dello scorso marzo (qui il vecchio post) – ‘sti ragazzi mi hanno regalato un po’ di speranza…
Se vengo in Umbria passo a trovarti, e tu fai lo stesso se vieni in valle!
Contaci! Un abbraccio