L’uomo delle imprese impossibili

Ci sono uomini che vivono ad una velocità diversa degli altri.
Persone che infilano in una vita quello che noi faremmo fatica ad immaginare vivendone tre.

Sono andato a cercare uno di questi personaggi straordinari arrampicandomi sulla Grand Jorasses, sul Monte Bianco.
Un piccolo rifugio, senza frigo, senza forno, dove si arriva solo facendo una scarpinata di oltre tre ore, guadando un torrente, attraversando un nevaio, risalendo una morena e superando grazie a delle corde ed una provvidenziale scala verticale tre salti di roccia.

Parlo del rifugio Boccalatte-Piolti e della persona che da quattro anni lo sta gestendo, Franco Perlotto.

Rifugio Boccalatte Piolti
Il rifugio Boccalatte Piolti visto dalla val Ferret. Non lo riuscite a scorgere? guardate la foto successiva… (ph. Franz Rossi)

Per chi sa poco della storia dell’alpinismo e magari conosce solo alcuni grandi nomi come Bonatti o come Messner, oppure per chi legge fugacemente i titoli dei giornali e sente parlare delle imprese di Simone Moro, il nome di Perlotto non dice nulla.
Ma lui, insieme ad altri, ha tracciato la storia dell’alpinismo, vivendone soprattutto la rivoluzione al termine delle grandi imprese alpine (alcune delle quali ha firmato).

Devo ringraziare il mio amico Sergio che me ne ha parlato la prima volta e mi ha invitato ad andare a trovarlo.
Così sabato scorso ho lasciato la macchina in val Ferret e sono salito fino a quel nido d’aquila che si vede (e sembra irraggiungibile) dal fondo valle.

Rifugio Boccalatte Piolti
Ingrandendo l’immagine sopra iniziamo a vedere la bellissima posizione del rifugio… (ph. Franz Rossi)

Ingrandendo l’immagine sopra iniziamo a vedere la bellissima posizione del rifugio…

Il rifugio è dedicato a due grandi alpinisti, Gabriele Boccalatte e Mario Piolti, è stato costruito nel 1881 (incredibile cosa facessero in quegli anni) in un punto che si dice sia stato individuato da Edward Whymper a quota 2803 mt.
Di proprietà del CAI Torino era stato abbandonato (che significa lasciato incustodito) per alcuni anni fino a quando l’uomo delle imprese impossibili ha accettato di prenderlo in gestione e rivitalizzarlo.

Mi rendo conto che sto scadendo nella retorica.
Ma Franco Perlotto è davvero un uomo delle imprese impossibili.
Non mi riferisco tanto al suo impressionante curriculum alpinistico quanto a tutte le cose che ha fatto.

Alcuni esempi che forse vi daranno un’idea.

Avete presente il Salto Angel?
Nel film Point Break (l’ultima versione, di qualche anno fa) ad un certo momento la sfida finale (link) tra Bodi e Utah si svolge arrampicando un’incredibile cascata di mille metri… ecco la prima persona ad averla salita è stato Franco.

Avete presente il marchio Think Pink?
E’ stato uno dei più incredibili successi di una linea di abbigliamento sportivo che ha valicato i confini dello sport per diventare un modo d’essere… ecco l’idea originale era di Franco che lo ha consigliato a Bailo.

Avete presente El Capitan? Quella montagna imponente che sorge all’interno del parco dello Yosemite e che rappresenta la Mecca dei free climbers? Franco ha salito in libera alcune delle principali vie, tra cui la prima in solitaria sulla mitica Lurking Fear.

E come se tutto ciò non bastasse, Franco è stato artefice di una serie di operazioni di aiuto internazionale: anni in Amazzonia a combattere la deforestazione selvaggia, in Ruanda nella guerra civile tra Hutu e Tutsi, nei Territori Autonomi Palestinesi, in Sri Lanka, in Sudan…

Ha ospitato a casa sua Yvon Chouinard (il fondatore del marchio Patagonia), ha discusso di poesia con Allen Ginsberg, ha incrociato e ricevuto un passaggio da Bruce Chatwin e signora…

Devo aggiungere altro?

Lui si schermisce dicendo che erano dei ragazzacci, dei ribelli che vivevano in un’epoca speciale, ma la verità è che noi tutti siamo testimoni del nostro tempo, eppure fatichiamo ad uscire dal comodo trantran casa-ufficio e località fissa delle vacanze due settimane in agosto. Invece ci sono altri che sono capaci di essere al centro del mondo mentre il mondo sta cambiando.

Mi ha fatto molto riflettere la sua decisione di venirsi a rifugiare su questo sperone di roccia, a fianco ad un ghiacciaio, dove la fatica della salita opera una naturale selezione tra chi viene a trovarlo.
Franco ha parole per tutti, consigli per chi deve affrontare un’arrampicata nel meraviglioso mondo di guglie che circonda il rifugio, aneddoti per ingannare una parentesi di brutto tempo quando ci si raccoglie intorno alla stufa, battute e barzellette concluse tutte con quella sua incredibile e contagiosa risata.

Franco Perlotto
Franco Perlotto mentre beve il caffè al mattino presto (ph Franz Rossi)

E’ l’incarnazione evidente della differenza tra essere ed apparire.
In un mondo in cui tutti si sforzano di sembrare eroi, si ammantano di imprese, si riempiono la bocca di progetti sui quali stanno lavorando, a Franco basta aprire il libro dei ricordi, e mentre mescola il goulash che sta preparando per il gruppo di escursionisti che lo ha chiamato la sera prima prenotando il pranzo, raccontare di quella volta che Bonatti lo ha abbracciato o quella volta che è andato con Cassin in Inghilterra.

Mi ha accolto come un vecchio amico (in quanto amico di “Tovarish Sergej”) e abbiamo chiacchierato a lungo in questo weekend: affacciati sul mondo dalla terrazza del Boccalatte mi indicava le cime con cui ho una certa confidenza, cercavamo punti di contatto, amici comuni, vizi condivisi, insomma tutto quello che serve per sentirsi a proprio agio con un’altra persona.

Ho intrapreso la discesa sapendo che sarei ritornato a breve.
Non più per incontrare la leggenda, ma per passare ancora qualche ora in quel mondo un po’ più sano, in quell’aria pura dove è ancora importante quello che fai e non chi sei.

PS leggete il suo libro “Spirito Libero” e avrete una piccola dimostrazione di quello che vi ho raccontato. Poi però prendete lo zaino e salite al Rifugio Boccalatte-Piolti… ne vale davvero la pena.

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