Il tempo passa. (Bella scoperta direte voi).
Lo notiamo grazie all’amico di gioventù di cui andiamo a spiare la foto su FaceBook (“Uh, com’è invecchiato!”), lo notiamo dal tono nostalgico che prendono certi discorsi che facciamo (“Ma ti ricordi quando c’era il Garelli e i Boero che se avevi culo ne pagavi uno e ne mangiavi due?”), lo notiamo quando incontrando la vicina le facciamo i complimenti per la laurea del figlio che avevamo visto nascere.
Per noi che corriamo, il passare del tempo è qualcosa di concreto, materiale, fisico.
Si allungano i tempi di recupero, aumentano i minuti al chilometro, si inverte il rapporto temporale tra allenamento e spogliatoio (prima un’ora di corsa e dieci di doccia, oggi 20 di corsa e un’ora di doccia).
Ma come per il Garelli e il Boero, resta immutata la voglia di uscire a correre e trovarsi con gli amici.
Mio padre, dopo che mi ero ritirato nell’ultima gara, mi ha fatto dire da mia madre: “Digli che mi chiami se vuole capire come si invecchia bene!”
E’ il suo modo di sdrammatizzare: una battuta per lenire una delusione.
Ma c’è un fondo di verità.
Sto invecchiando, stiamo tutti invecchiando.
Un giorno alla volta.
Oggi è in tutte le librerie “Niente panico, si continua a correre”.
Nel libro, Giovanni Storti ed io, raccontiamo delle nostre avventure di corsa in giro per il mondo.
Chi ha letto “Corro perché mia mamma mi picchia” sa già cosa troverà (anche se ci sono delle divertenti novità).
Leggendolo (e scrivendolo) si comprende come sia cambiato il punto di vista nei cinque anni che distanziano il primo dal secondo.
Meno attenzione alla performance e più alle sensazioni della corsa.
Meno voglia di gareggiare e più voglia di divertirsi.
Troverete molto di più.
Le storie degli uomini che fecero grande l’atletica e che sono ormai dimenticati.
Le regole per il perfetto corridore.
E tante storie che ci sono capitate.
All’ultimo minuto, quando oramai eravamo pronti per andare in stampa, Giovanni (che dei due è quello con il dono della sintesi) ha partorito la frase perfetta che racchiude il senso di tutto il libro.
E abbiamo voluto usarla come dedica.
Nessuno sarà più come prima.
Racconta proprio dello scorrere del tempo.
Ma racchiude nella sua formula anche la vera soluzione al problema.
Se analizzate i tempi verbali: nessuno sarà (futuro) più come [è stato (passato)] prima.
C’è il futuro, c’è il passato… a noi restare solamente vivere nel presente…
Buona lettura a tutti.