Andar di corsa in montagna

Ho passato lo scorso weekend a fare sport in montagna.

Sabato, con un’amica, ho fatto un bel giro di una ventina di chilometri e oltre mille metri di dislivello positivo.
Un giro immaginato durante la notte precedente e modificato in corso d’opera quando, salendo da nord verso la vetta di un monte, abbiamo trovato la neve e non essendo attrezzati con ramponi o ciaspole, abbiamo cambiato programma e abbiamo aggirato la vetta invece che salirla.
Appena rientrati a casa, abbiamo inforcato le mountain bike e abbiamo fatto un’altra decina di chilometri cercando il posto per l’allenamento di domenica.

Domenica, svegliatici con calma dopo una bella serata tra amici, abbiamo fatto colazione, ripreso le mountain bike e siamo andati a fare le ripetute lungo le condotte forzate dell’acqua (magari qualcuno non sa di cosa parlo, quindi ho messo una foto).
Appena rientrati a casa, un bel pranzetto in terrazzo dove ci siamo soffermati a prendere il sole prima di rientrare a Milano.

Valtellina-Vertical
Un’immagine della gara Valtellina Vertical Tube Race, che si corre lungo le condotte forzate dell’acqua

Non vi racconto tutto questo per farmi invidiare (  ), ma perché voglio parlarvi della mia idea di fare sport. E più precisamente di come il senso dello sport in generale e della corsa in particolare, cambi a seconda del luogo dove lo pratichiamo.
Voi direte: “bella scoperta Franz, chiaro che è più bello correre nel bosco in montagna che tra gli ippocastani del parco Sempione”. Vero, ma non proprio così immediato.

Correre in montagna significa cambiare completamente atteggiamento.

Significa dimenticare la distanza in chilometri e misurare solo i dislivelli.
Significa guardare l’orologio non per vedere a quanti minuti al chilometro stiamo andando, ma da quante ore siamo in giro.
Significa essere flessibili, pronti a tornare indietro, ad aggirare un ostacolo, a prendere (anche quando si è stanchi) la strada più lunga e più sicura invece che la scorciatoia.

Correre in montagna, fare attività sportiva in montagna, richiede una maggior attenzione, una maggior esperienza, in una parola una maggior cosapevolezza.

Scommetto che vi mancava qualcuno a farvi la predica il lunedì mattina…
Ma credo che questa sia una cosa davvero fondamentale.
Ed è per questo che ho accettato con gioia l’idea della Società Escursionisti Milanesi (la sezione CAI cui sono iscritto) di introdurre una serata su questi temi.

Il CAI è, per chi va in montagna, l’equivalente dell’Accademia della Crusca per chi scrive.
Racchiude in sè tutte le conoscenze legate alla montagna. E’ il punto di riferimento ufficiale (magari da alcuni percepito come un po’ noioso) delle attività alpine.

E’ chiaro che si può andare in montagna (persino a correre) anche senza aver parlato con il CAI.
Ma se cercate informazioni sicure è lì che dovete rivolgervi.

Lunedì prossimo, 14 maggio, ci troveremo a Milano, nella nuova sede della SEM, per far incontrare il mondo di chi ama la corsa e di chi ama la montagna.
Non bisogna assolutamente essere esperti di trail, ma non è necessario neppure essere dei neofiti (amici trailer di lunga data, venite a portare la vostra esperienza).
Sarà un momento di dialogo e l’occasione di scoprire come avvicinino la montagna gli esperti del CAI.

Ci sarà un ospite d’eccezione, Alessandro Gogna, uno dei fondatori e garanti di Mountain Wilderness, che parlerà proprio dell’approccio etico alla montagna.

Sarà una grande serata.
Confido che in molti veniate, con la mente aperta e la voglia di parlare.

A lunedì prossimo…

[Dettagli della serata a questo link]

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