Non sono un grandissimo appassionato di calcio.
Seguo i risultati della mia squadra e quelli della Nazionale, ma se devo scegliere tra fare un’uscita con gli amici e guardare una partita non ho mai dubbi, chiudo la porta ed esco di casa.
Ho iniziato a seguire questi campionati mondiali con poco interesse, ma ben presto mi sono trovato sempre più coinvolto.
E’ un po’ come seguire il Giro d’Italia, ogni giorno che passa ci sono nuovi accadimenti che ti tengono incollato al video.
Ti appassioni per la storia delle squadre (o dei corridori), tifi i più sfigati e provi un brivido di piacere quando Davide abbatte Golia.
Se poi ci sono dei programmi di intrattenimento che fanno da cornice all’evento sportivo (come il Mai dire Mondiali con la Gialappa’s) anche le partite più noiose diventano divertenti.
Ieri sera, dopo aver visto la Colombia essere quasi riuscita a far cadere l’Inghilterra (che meritava di passare il turno, intendiamoci) mi sono fermato a riflettere su cosa davvero mi piaceva della trasmissione su Mediaset Extra. E ho capito che la colonna portante sono il “divano tecnico”, in altre parole Ciccio Graziani e Fulvio Collovati, supportati a volte da altri campioni del mondo del 1982 (Paolo Rossi e Antonio Cabrini, ad esempio).
Quando parte il teatrino tra i due campionissimi (che si prendono bellamente per il sedere) la partita passa in secondo piano.
Si rivivono le storie di quegli anni, gli aneddoti sui giocatori famosi o famigerati, si fa un tuffo nel passato.
Il bello del calcio, in una nazione in cui lo sport alla televisione è al 90% calcio, è che per ogni mega evento ci sono agganciati i tuoi ricordi.
Quando l’Italia ha vinto il titolo e sei sceso in piazza a fare casino con degli sconosciuti.
Quando l’Italia ha perso una partita e per consolarti tuo padre ti ha offerto un gelato.
Quando eri a letto con la febbre alta, ma hai resistito sveglio fino a sentire il famoso “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo!”
Il nostro mondo è fatto a forma di pallone da calcio.
Non da basket (sport che amo di più) non da pallavolo o da rugby.
E’ bianco ad esagoni neri (le stravaganti versioni di questi giorni sono una licenza alla modernità).
Il Mondiale d’estate, con le finestre aperte e la gente in strada, con tutti i locali pubblici con la tele sintonizzata sulle stesse immagini, è un rito collettivo che va oltre lo sport ed entra nella nostra storia personale.
(en passant, forza Croazia!)