Dopo aver preso atto che, nonostante abbia corso regolarmente nelle ultime quattro settimane, continuo a non raggiungere delle velocità di base accettabili, ho deciso di giocarmi l’asso.
Il vantaggio di essere in una società sportiva dove corre anche Danilo Goffi è che puoi far finta di nulla ed infilarti nell’allenamento domenicale del gruppo e buttare lì un “senti Danilo, ma non è che mi daresti una mano?”
Per chi non lo sapesse, Danilo Goffi con il suo 2 ore 8 minuti e 33 secondi è uno dei più veloci maratoneti italiani di sempre, ha vestito i colori dell’Italia alle Olimpiadi di Atlanta (giunto nono), insomma uno che quando parla della regina delle distanze sa cosa dice.
Ma quello che non trovate su Wikipedia o sui libri, è che Danilo è una persona incredibilmente umile e disponibile, sempre pronto a dispensare consigli o fustigarti con una battuta.
Domenica mattina, di ritorno da uno splendido giro in montagna, mi sono presentato al campo sportivo con l’idea di chiedergli un consiglio.
A Danilo il progetto #26W26M è piaciuto e ha preso a cuore la mia situazione. Per dirla in tre parole mi ha “sbattuto in pista”.
Il gruppo faceva (a ritmi diversi, ovviamente) un lavoro di potenziamento.
800 mt – 1600 mt – 800 mt
cinque minuti di recupero e poi
600 mt – 1200 mt – 600 mt
Mi ha infilato nel gruppetto dei più lenti e mi ha detto “prova a stare con loro”.
Più facile a dirsi che a farsi.
I primi 800 a 5’00” sono venuti quasi facili… per il primo giro.
Non è un caso che la distanza degli ottocento metri, i due giri di pista, siano chiamati il giro della morte.
Fabio “tira” il gruppo, cioè impone il ritmo, noi ci adeguiamo.
Incredibilmente concludo gli 800 restando attaccato a loro.
Adesso toccano i 1600 mt, 4 giri di pista, ritmo 5’10″/km.
Riparto prudente, sfruttando la scia, corriamo in seconda e terza corsia per non dare fastidio alle locomotive che sfrecciano in prima.
Al terzo giro inizio a perdere terreno, ma Danilo mi richiama e mi incita a stare con gli altri.
Ed io lo faccio, chiudo la distanza e mi aggancio agli amici.
E anche i 1600 sono andati.
Mai due minuti scorrono così veloci come quando stai recuperando.
Siamo di nuovo sulla linea di partenza per altri 800.
L’idea è di accelerare un po’ nel secondo giro.
Dentro di me penso “non li mollo, dovesse essere l’ultima cosa che faccio, non li mollo”.
Alla fine del secondo giro scopro che per la prima volta dopo più di un anno sono sceso sotto i 5’/km.
Nel recupero lungo tra una serie e l’altra, Danilo mi si avvicina.
Mi dice che corro tutto storto, la spalla destra molto più alta della sinistra, il collo bloccato, mi suggerisce di andare da un osteopata.
Non avevo considerato questa cosa.
Sapevo che correvo contratto, finisco tutti gli allenamenti con il tricipite femorale dolorante, ma non pensavo fosse così evidente.
Ma resta poco tempo per i pensieri.
“Il 600 lo fate a 4’50″/km magari accelerando un po’ al secondo giro”
E su questa frase si infrangono i miei sogni di velocità.
Tengo il primo giro ma poi, quando loro aumentano, non riesco a seguirli.
Danilo mi aspetta sul rettilineo finale e mima per me il movimento che dovrei fare con le braccia.
Ci provo, almeno negli ultimi 100 metri.
Per i prossimi 1200 e 600, mi consiglia di prendermela un pelo più lenta e chiede ad un altro atleta del gruppetto di stare con me.
Chiudiamo l’allenamento rispettando almeno gli stessi tempi della prima serie.
Perché vi racconto tutto questo?
Perché sono entusiasta.
Aver fatto un allenamento in pista con un gruppo di amici mi ha dato tantissimo.
Non solo mi ha permesso, in una calda domenica ambrosiana, di fare un bel lavoro di potenziamento a ritmi che da solo non avrei saputo tenere, ma mi ha fatto comprendere l’importanza di fare parte di una bella società sportiva.
Dopo la doccia, bevendo un caffè, Danilo ha condiviso con me le sue idee e i suoi suggerimenti.
Mi invierà una tabella (la famosa tabella degli allenamenti, croce e delizia di noi amatori) e fino a New York mi darà una mano.
“Solo che…” aggiunge “per par condicio devo dare una mano anche a Ippolito e Matteo”
Ecco qui, la doccia fredda in una giornata bollente.
Ippolito e Matteo sono gli altri due milanesi che concorrono con me al progetto “26 weeks for 26 miles” (Ippolito nella mia stessa società sportiva).
Speravo di avere un asso nella manica… e invece.
‘sti Campioni sportivi a volte esagerano con i valori!
Grazie Danilo, ne vedremo delle belle.