In tanti anni di onorata carriera podistica meneghina, ho corso davvero raramente al Parco Sempione.
Un po’ perché mi concentravo sull’Arena (che è situata all’interno del parco), un po’ perché arrivare in centro a Milano in macchina è faticoso, mentre con i mezzi è comodo, ma poi rientrando a casa sudato, sul tram si rischia qualche occhiata di traverso.
In realtà tutte le altre volte che c’ero andato era per gareggiare (per il mitico Trofeo del Ciovasso, ad esempio).
Qualche giorno fa, coinvolto dagli amici, mi ci sono avventurato.
Mi hanno spiegato il percorso: “giriamo intorno al parco in un senso, facciamo un giro veloce intorno all’Arena; poi usciamo di nuovo sul perimetro (ma contromano) e torniamo a fare un giro tirato intorno all’Arena… se aggiungi il tratto da e verso casa sono una decina di chilometri”.
Erano da poco passate le 18 di una giornata uggiosa.
I marciapiedi erano bagnati e le pozzanghere ti obbligavano a continui zig zag per evitare di fare la doccia a chi ti correva a fianco.
C’erano parecchi passanti.
I tipici pedoni milanesi che sembrano sempre sapere dove andare ed avere i minuti contati. A volte è dfficile star loro dietro persino di corsa.
I passanti, dicevo, affollavano il marciapiede, così per evitarli scendevamo sulla ciclabile dove irosi ciclisti ci ricacciavano indietro (a ragione) a colpi di campanello.
Dal drappello iniziale di cinque persone, uno si era staccato subito dovendo fare un allenamento più lento, e i restanti si erano divisi in due coppie che procedevano affiancate.
Gianluca e Nik, davanti, imponevano un ritmo forsennato a noi che – più tranquilli – volevamo solo fare la nostra oretta.
Voi sapete come succede.
Quelli davanti iniziano a rallentare, voi accelerate per raggiungerli, ed appena siete ad un metro ripartono.
Ogni volta dicevo a Giovanni, lasciamoli andare. Ed ogni volta ricadevo nel medesimo tranello.
Alla fine del primo giro ero senza fiato.
Nel giro veloce attorno all’Arena mi sono limitato a tenere il mio passo e lasciarli andare nella vana speranza che proseguissero da soli.
Invece, proprio al cancello che ridà sul marciapiede, i due “amici” ci aspettavano come falchi.
“E allora? Oggi io mi sento proprio in forma, e voi?”
Siamo ripartiti per il secondo giro.
Al fontanone davanti al Castello avevano già duecento metri di vantaggio (più tardi ci hanno confessato con malcelato orgoglio che viaggiavano a 3’50″/km) ma prima di imboccare il rettilineo della Triennale si sono fermati ancora ad attenderci.
Il gioco del tira&molla è andato avanti fino alla fine.
Ecco, io mi chiedo, ma possibile che tutti i bastardi vengano a correre proprio con me?
Loro hanno fatto le ripetute, io un medio tiratissimo.
La verità è che correre con gente più veloce è uno stimolo grandioso per il fisico che, anche se lo vorrebbe, non riesce mai ad importi un ritmo più blando.
Ma non ditelo a Gianluca e Nik, per me restano i bastardi del Parco Sempione…