La magnifica utopia

Gino Strada

Ieri sera sono tornato a Milano.
Non la Milano del lavoro e della moda, ma quella Milano che ho imparato ad amare. La Milano dove le cose succedono. Dove il freddo della metropoli è temperato da una rete sotterranea ma percepibilissima di rapporti e valori umani.

Il 13 agosto scorso, in Francia, è morto Gino Strada.
Il senso di stupore prima e di perdita dopo, è stato significato dalle decine di messaggi che ho ricevuto. Tutti uguali. E’ stato un uomo che ha saputo farsi amare oltre che ammirare.

Gino Strada

Ieri sera, dunque, al Teatro del Verme nel cuore di Milano, Emergency – la creatura che Teresa e Gino Strada hanno fondato – si è stretta per ricordarlo.

Non è stata una cerimonia triste, ma di speranza.
Sul palco si sono succedute qualche decina di persone (forse dovrei dire di personaggi, ma credo che ieri fossero prima di tutto persone).
Dalla sala li abbiamo riconosciuti tutti, ma il loro nome veniva pronunciato a malapena: lo scopo era dare voce alle parole di Gino Strada.
Per due ore l’aria è stata riempita di spezzoni tratti da libri, da articoli, da discorsi. Frammenti di frasi ma un unico grande progetto ben riassunto nel titolo della serata: “Non esistono scommesse impossibili”.

La scommessa sembrava impossibile, ma come diceva lui “Ogni cosa fatta è fatta. Per quanto piccolo, ogni passo ci avvicina all’obbiettivo”.

E il nuovo obbiettivo è incredibilmente sfidante: abolire la guerra.
E questo è il lascito, il mandato, che Gino Strada ha affidato all’associazione e a tutti noi.

Non serve di certo che ricordi le cose che ha fatto.
La creazione di Emergency e attraverso essa la creazione di decine di ospedali di eccellenza dove sono stati curati oltre dieci milioni di persone.
Ma voglio dire cosa ha fatto per me.

Gino Strada era (ed è) uno dei miei punti di riferimento.
Era la prova che con il lavoro e l’ostinazione i valori diventano fatti.
Come diceva lui “ogni utopia è un sogno non ancora realizzato”.

La lucidità del pensiero di Gino Strada. La sua capacità di “sfrondare ogni progetto dalle difficoltà secondarie per attaccare il cuore del problema”. L’incredibile dirittura morale completamente scevra di ogni retorica o di secondo fine autocelebrativo. La capacità di non venire a compromessi per raggiungere il risultato.
Sono queste le doti che io e moltissime delle persone presenti in sala cerchiamo di emulare.

Ieri Beppe Sala (l’amico di Gino Strada, non solo il sindaco di Milano) ha detto che in democrazia uno vale uno, ma che quando si guarda a realizzare i progetti, è raro che valga la stessa regola.
Sono parole vere e bellissime. E danno il senso di quanto mancherà il contributo dell’uomo che ieri sera abbiamo celebrato.

Concludo questa brevissima riflessione con un’altra nota personale.
Avrete notato che mi sono sempre riferito a lui citandolo per nome e cognome.
Eppure mi verrebbe così naturale dire semplicemente “Gino”.
Perché lo sento vicino a me. Mi sembra di conoscerlo e di riconoscere in lui una parte fondante dei miei principi morali.
Ma non ho mai avuto la fortuna di incontrarlo di persona, di stringergli la mano.
E non per questo il suo influsso su di me è stato minore.

Allora, mentre guidavo verso casa nella notte, riflettevo.
La vera statura di un uomo si riconosce anche dal segno che lascia sugli altri.
E per farlo non c’è bisogno di sorrisi e strette di mano, non c’è bisogno di copertura mediatica e di visibilità social.
C’è bisogno di una persona vera. Una persona per cui parlano le sue azioni. Una persona che dice quello che pensa, che fa quello che dice.

E’ un’altra importante lezione che ho imparato ieri sera.
Negli ultimi anni mi sono allontanato dal mondo artificiale creato dall’uomo per tornare al mondo reale.
Il nuovo viaggio mi deve allontanare dalle persone artificiali per cercare quelle reali.
E la prima persona da cambiare sono io.

Grazie Gino, grazie Emergency.

Ascolta “La magnifica utopia” su Spreaker.

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