Ripubblico oggi questo post, scritto nell’ottobre 2013, quando un barcone è affondato sulle coste di Lampedusa.
I siti sono pieni di rievocazioni di quella tragedia (ad esempio sul Corriere o su Repubblica).
Quel giorno io scrissi queste parole…
Si corre.
Gli alberi scivolano veloci ai nostri fianchi.
Il sentiero scorre sotto i nostri piedi.
Anche se sei a Milano, potresti essere ognidove.
Si corre.
E leggere scorrono le parole tra noi.
Leggeri i pensieri ed i sorrisi.
Senza peso come tutto quanto sembra essere in questa serata iniziata un po’ prima.
Si corre.
Al secondo giro si cambiano i compagni, e cambia il clima.
Le parole acquistano un peso, i passi aumentano in concretezza.
Ma lo spirito è ancora libero, sembra fluttuare intorno a noi che corriamo.
Si corre.
Semplicemente felici.
Poi la notizia alla radio.
Sono arrivati su un barcone, a centinaia.
Un asciugamano fiammeggiante per segnalare l’arrivo e il fuoco è fuggito di mano.
I bambini hanno paura e scappano.
Il panico contagia le donne e tramite loro gli uomini.
Non c’è via di fuga in una barca.
In troppi si spostano sul bordo lontano dall’incendio.
La barca diventa altalena.
La stiva diventa bara.
Urla. Fiamme. Il mare è pieno di teste, di braccia. Di schiene.
Si ripete il lamento della spigolatrice di Sapri.
Eran 300,
eran giovani e forti,
e sono morti.
Ma non sono di guerrieri, i trecento cadaveri.
Sono un popolo in fuga da un paese che li stritola.
Sono lucciole impazzite che inseguono la luce di un sogno, ma finiscono bruciate.
…
Mentre correvo leggero.
Mentre brindavo con gli amici ai nuovi progetti.
Loro morivano. E cento altri, uomini come me, lottavano per strappare al mare una speranza.
Stamane sto male per la mia corsa leggera.
Per il mio voltar pagina scorrendo il Corriere.
Forse è solo il senso di colpa di chi è vivo nei confronti di chi muore anzitempo.
Ma quando non puoi più indignarti.
Quando non puoi più provare compassione.
Quando non hai altro da offrire.
Tieni stretta, tra il cuore e lo stomaco, questa oppressione.
E’ l’unico modo di sentirti ancora un Uomo.