Speranza, ultima dea

Ci vuole coraggio.
Coraggio e una grande determinazione.
Sposarsi dopo essere già stata sposata, con dei bambini che chiameranno papà due persone diverse, dopo esserti abituata a contare solo su te stessa e su quel risicato assegno mensile, sul quale sai che non puoi far di conto per le spese fisse, ma che accumuli per le emergenze, per evitare di doverlo richiamare.

Capisco le storie.
Sei giovane, hai voglia di divertirti e soprattutto bisogno di sentirti amata. Hai bisogno di sentire che la tua carne è viva. Non bastano le ore in palestra o la tranquillizzante immagine dello specchio. Vuoi sentire ancora la pelle d’oca quando ti accarezza. Però, per questo, basta una bella storia. Fatta di weekend al mare e qualche serata tirata un po’ più a lungo.

Ilaria appoggiò la matita sul tavolo della cucina, sciolse i capelli che fino a quel momento aveva tenuti raccolti sul capo e bevve un lungo sorso di tisana dalla tazza sbeccata che le teneva compagnia ogni sera.
“Ci vorrebbe qualcosa di più forte. Di alcolico” ma non aveva voglia di bere da sola.
La notizia che la sua amica Flavia le aveva dato quel pomeriggio l’aveva lasciata senza fiato.
Di gioia. E di paura. Perché Flavia sì e lei no?

matrimonio

Ci vuole coraggio.
Coraggio e una grande fede.
Fede nell’essere umano. Come fai a pensare a legarti in modo indissolubile ad un altro uomo, sapendo che la separazione sarà dolorosa? Come fai a dare al destino un’altra chance di farti a pezzi? Soffrirai tu e i tuoi figli. Magari soffrirà anche lui. Perché? Non sarebbe più facile fare una vacanza insieme? Provare a convivere per qualche mese o anno? Sposarsi vuol dire crederci. E lei non sapeva se aveva dentro ancora abbastanza fede.

Ci vuole coraggio.
Coraggio e una buona dose di incoscienza.
Magari qualcuno lo chiama amore. Dicono che renda ciechi. Davvero affideresti la vita dei tuoi figli e la tua, il mondo che così faticosamente hai messo insieme, ad un cieco?
Non sarebbe più facile scendere dalla macchina e prendere un treno? Sì, la macchina va dove vuoi tu, il treno più o meno nella direzione giusta… ma è molto meno rischioso. Soprattutto se si è ciechi!

Ilaria sentiva dentro a sè sensazioni diverse che montavano ad ondate.
Speranza, amore, gioia per la sua amica e per l’umanità intera. Senso di colpa, paura, insicurezza per sè stessa.
E poi le parti si invertivano e si preoccupava per la sua amica ed era fiera della fermezza che lei aveva raggiunto.

Non è una questione di trovare l’uomo giusto.
Così come non dipende dagli altri il lavoro che fai, o dai cibi della mensa se ingrassi o meno. Sei tu che comandi il gioco. Sei tu che fai funzionare o meno le cose.
Quindi solo a te stessa spetta decidere se cambiare vita o meno. Se unire la tua famiglia quasi completa alla sua solitudine.
Ma era pronta ad assumersi la responsabilità di una scelta così? Non era più facile tirare avanti e non scegliere?

Amica mia,
ho paura di questo sentimento che sembra spingerti ed animarti.
Ho paura del sorriso che vedo e sento quando mi parli dei tuoi progetti per il futuro. Ho paura per te e ho paura per me.
Temo con eguale intensità che tu sbagli e che tu abbia ragione.
Come ti ho scritto, ci vuole coraggio a fare un passo del genere. E dietro al coraggio una grande spinta. Sento in te questa forza e te la invidio. Ma è una forza che non potrai controllare sempre, devi solo accettarla ed usarla. Un po’ come quando usi le onde per surfare o il vento per far volare un aquilone.

Lasciò di nuovo cadere la matita, si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra. Fuori la notte silenziosa e la nebbia che rendeva irreali i contorni degli alberi nel parco.
Il cane si avvicinò scodinzolando. “Non è ancora ora Fritz” gli disse. E poi pensò “Ma se non è ora adesso, fino a quando dovrò aspettare? Chi mi darà il segnale che lui è quello giusto?”

Tornò al tavolo e appallottolò la lettera.
Magari domani avrebbe chiamato Flavia e l’avrebbe invitata fuori a bere. Certe cose è meglio dirle a voce, non lasciarle scritte su un pezzo di carta.

Decise di cambiarsi e di fare una corsetta per cacciare quelle idee che la tormentavano dal pomeriggio.
“Andiamo Fritz, facciamo un giro un po’ più lungo oggi”.
Lui scosse il testone facendo volare la bava ogniddove. Lui sì che la capiva…

[NdA] Questo pezzo fa parte del progetto Frammenti urbani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *