Era un bel po’ di tempo che non andavo al XXV aprile.
Mercoledì sera sono tornato.
Non a correre, ma solo per usarne lo spogliatoio e la doccia, prima e dopo una corsa in Montagnetta.
Faceva caldo. O meglio c’era afa.
Aveva piovuto fino a pochi istanti prima e l’aria era satura di umidità come solo a Milano sa essere.
Mentre attendevo l’arrivo di Sergio, ho fatto un paio di giri dei palazzoni.
Un po’ per riscaldarmi, un po’ per far vedere al mio amico che avevo già sudato.
Quando lui si è presentato, puntuale, all’appuntamento, abbiamo iniziato a girare facendo un vecchio percorso (l’anello di Moebius) che non facevo da anni.
Sei chilometri di collinare che puoi percorrere ad libitum.
L’avevo battezzato così perchè, come nel celebre anello, giri e giri e giri intorno alla Montagnetta senza mai ripassare dallo stesso punto.
Finito l’allenamento doccia, kebab e riunione al CAI.
Un tuffo nel passato in cui ogni gesto mi veniva automatico.
L’entrare in spogliatoio, cambiarsi, prendere il solito armadietto.
Uscire e percorrere ad occhi chiusi un anello abituale, senza necessità di sapere quanto avessi corso.
Il rientro al campo, la doccia di destra chè ha il getto più forte, l’ordine in cui le cose vengono riposte nella borsa…
E’ stato un po’ come per le ciabatte.
Sai che le nuove sono più belle, ma sei abituato alle vecchie e quasi preferisci usare quelle.
All’uscita, il campo XXV aprile era illuminato da un raggio di sole.
Ci ho corso per quasi vent’anni, sarà difficile togliermelo dal cuore.